Questa è una solita breve escursione di fine autunno, di quelle che ci portano a scoprire piccole gemme nascoste che normalmente, e a torto, vengono ignorate a vantaggio di altre mete ben più celebri e socialmente più riconoscibili, a beneficio di un facile “mi piace”.
Siamo in una regione, quella Toscana, che apparentemente nasconde ben poco ormai, data la sua estrema popolarità tra i viaggiatori, i turisti, e gli acchiappalike, ma che ancora nasconde piccole e tranquille oasi di (relativa) pace dove è possibile godere di tranquillità e genuinità. Una delle zone dove è ancora possibile gioire di tutto ciò è sicuramente la Valdichiana, territorio che custodisce numerosi piccoli tesori da scoprire e da ammirare, alcuni dei quali abbiamo già esplorato, e riportato sul sito, altri che invece attendono ancora di essere “scoperti” come per esempio la odierna meta.
Non lontano dalla città di Arezzo, nel territorio meridionale della Toscana, nascosto dalle colline che scortano la Valdichiana, sorge il piccolo borgo di Civitella.
Un piccolo villaggio ma con una grande storia, purtroppo contraddistinta anche in maniera drammatica, soprattutto per quanto riguarda quella più recente.
Una storia che inizia con gli Etruschi, incontrastati padroni di questi territori prima dell’avvento di Roma, e che si consolida nel periodo di dominazione dei Longobardi (tra il VI e VII secolo), ai quali si deve la costruzione della omonima rocca che sovrasta il borgo medievale e il perimetro delle mura, ricostruite in epoca medievale, che difendevano l’antico insediamento militare.
Un viaggio alla scoperta di borghi nascosti e poco conosciuti che prende il via dalla città di Arezzo e che attraversa la Valdichiana, la Vald’Asso e la Vald’Orcia fino ad arrivare al cospetto del castello di Montalcino patria del Brunello.
Saranno i borghi di Lucignano, Trequanda, Montelifrè, Montisi, Castelmuzio, e San Giovanni d’Asso ad essere teatro delle nostre “gesta” nonché principali attori delle nostre riprese (e delle nostre foto).
Seguiteci in questo suggestivo viaggio in una delle zone più belle della Toscana alla scoperta di piccoli borghi non ancora preda del turismo di massa, e dei suggestivi panorami che gli straordinari contesti paesaggistici attraversati sono in grado di regalare.
Anche nelle giornate più uggiose.
I mercatini di Natale sono una scusa per tornare a vistare un territorio toscano sicuramente suggestivo ma tra i meno celebri della stessa regione, tante le motivazioni che contribuiscono a tale condizione ma che non possono in nessun modo ridurne la bellezza, anzi, questa minore affluenza turistica aiuta ancor più a creare la suggestione necessaria allo scatenare delle giuste emozioni.
Ed è così che in questa giornata di dicembre prossima al Natale che ci risvegliamo in un bellissimo appartamento della campagna della Valdichiana, dopo una gustosa serata enogastronomica, pronti ad affrontare l’affollamento tipico dei mercatini natalizi, in questo caso quelli della vicina Montepulciano.
Un viaggio relativamente improvvisato che ci conduce verso una suggestiva Valdorcia che si prepara alla prossima estate, ma che oggi si offre in tutto il suo splendore ai nostri occhi ( e ai nostri sensori) grazie ai temporali e al vento che imperversando nei giorni precedenti, hanno pulito l'aria e reso ancor più straordinari questi celebri paesaggi.
Itinerario che viene diviso in due parti a causa della sua eccessiva lunghezza; la prima parte ci porterà a visitare i borghi eretti sulle colline che guardano la Valdichiana, mentre la seconda parte ci farà conoscere lo splendido borgo di Monticchiello e le colline che circondano la celebre Pienza, capitale di quel territorio patrimonio dell'umanità conosciuto come Valdorcia.
Viaggiare per conoscere, per comprendere per crescere, oppure per mettere una "tacca" per dire "anche io ci sono stato".
Ed è così che ci sono (pochi) luoghi affogati dal turismo e (tanti) luoghi che raccolgono le briciole in agosto e poco più...
Luoghi che sono meravigliosamente godibili e pieni di risorse troppo sottovalutate, tranquilli nella loro magica unicità e suggestivi nella loro incorrotta identità.
Ma deserti, perché venire qui non serve per dire "io ci sono stato"
Come accade per queste perle del sud della Toscana, affollate in agosto ma completamente deserte in questo, piacevolmente tiepido, sabato di febbraio dominato da un cielo azzurro e da un sole accecante.
E' una non particolarmente fredda giornata di pioggia, quella di oggi; tipica di un inverno mite anche se umido.
Le timide schiarite che caratterizzano il primo pomeriggio solleticano il nostro innato ottimismo che, imperterrito, attende pazientemente che smetta di diluviare.
Chiusi in auto in un parcheggio appena fuori dalle mura della piccola perla della Valdichiana conosciuta con il nome di Lucignano attendiamo fiduciosi il miglioramento delle condizioni meteo e la possibilità di immortalare digitalmente le suggestioni offerte da questo antico borgo; grazie anche alle luci della sera che progressivamente illuminano il villaggio.
Magicamente deserto e pronto per essere immortalato.
La pioggia intanto ha smesso di cadere
La Valdichiana è un luogo con una storia molto particolare, un contesto territoriale quasi unico che ha visto il continuo confronto tra le forze della natura e il lavoro dell’uomo.
Un tempo fertile e rigogliosa oltre che generosa verso le popolazioni Etrusche che la abitavano e sfruttavano la fertilità indotta dal fiume Clanis che vi scorreva, vide poi la sconsiderata manipolazione Romana che nel tentativo di regolare le piene del Tevere controllando la portata degli affluenti costruirono dighe per limitare la portata dei detti fiumi.
Il Clanis non più in grado di far defluire le sue acque ruppe gli argini ed invase la vallata formando una ampia area paludosa ben presto diventata malsana.