Molte volte il protettivo sguardo aveva sorvegliato il nostro transito al suo cospetto cosi come molte volte avevamo osservato meravigliati la sua imponenza ma non avevamo mai trovato quella voglia e quello spazio temporale necessario alla sua visita. Onestamente non ne avevamo neanche ben compreso l'importanza, poi grazie ad informazioni reperite casualmente ed anche, purtroppo, a causa di un evento drammatico che l'ha resa mediaticamente più visibile abbiamo potuto focalizzarla meglio.
E' un incendio, per fortuna più scenografico che dannoso, che il 24 gennaio del 2018 lo ha reso in piccola parte inagibile; le riprese delle fiamme che alte si levano al cielo notturno hanno fatto il giro del mondo ma per fortuna sono relativamente pochi i danni subiti dal monumento.
Ed è così che stavolta il nostro viaggio non prevederà più un passaggio al suo cospetto ma lo considera come meta principale di questa giornata escursionistica e in una giornata relativamente terza ci prepariamo a visitare uno dei monumenti simboli del Piemonte: La Sacra di San Michele.
Prima di dirigerci verso al nostra meta approfittiamo del tempo a disposizione (la Sacra riapre nel primo pomeriggio) per visitare il vicino borgo di Avigliana dotato di testimonianze medievali e rinascimentali e sovrastato dalle rovine dell'antico castello le cui origini, come per la Sacra risalgono a poco prima dell'anno Mille. Importante per la sua posizione e per secoli possesso dei Savoia sarà più volte distrutto e ricostruito, almeno fino al 1691, quando sarà abbattuto dalle truppe Francesi per l'ultima volta.
Dalle rovine del castello si gode di una straordinaria vista sulle colline circostanti, i laghi di Avigliana e la Sacra di san Michele, anche se oggi il condizionale è d'obbligo data la dispettosa velatura che limita la veduta e nasconde l'azzurro del cielo e smorza la forza del sole che risulterebbe utilissima in questa giornata di fine inverno. Nella speranza di un pomeridiano miglioramento visitiamo anche le sponde del lago prima di dirigersi alla volta della abbazia che dall'alto ci domina.
Aggrappata, anzi, sarebbe meglio dire accovacciata, sulla vetta della montagna la Sacra regala probabilmente la parte più intensa delle sensazioni durante l'avvicinamento ovvero a causa della osservazione della straordinaria costruzione eretta la dove logicamente non avrebbe dovuto esserci.
Terminato l'avvicinamento lasciamo il nostro mezzo nel solito irritante parcheggio a pagamento e percorriamo le poche centinaia di metri che ci separano dalla Sacra.
Un sentiero relativamente popolato in questa velata domenica di fine inverno; una densità di visitatori che per quanto ci riguarda inizia a raggiungere il limite di sopportazione e che a quanto scopriremo più avanti rappresenta per gli standard del Monumento una scarsa affluenza.
Le visite sono regolate da orari ovviamente, e tranne in pochissimi giorni dell'anno non esiste un orario continuato; in alcuni momenti della settimana e della giornata è consentita la visita libera, in altri momenti come questa domenica pomeriggio è invece obbligatoria la visita guidata.
Condizione che normalmente non ci risulta particolarmente gradita ma in questo caso dobbiamo per forza farcela piacere.
Quello che secondo noi è il compito di una guida è quello di riuscire a catturare l'interesse del visitatore spiegando in maniera semplice e sintetica quelle che sono le parti più interessanti della storia e degli aneddoti legati al monumento ma sono informazioni che non devono prevaricare la visita stessa, facendo diventare la guida l'attrazione più importante tra quelle presenti.
Ed oggi onestamente, la guida riesci a risultare decisamente noiosa in una eloquenza che supera, in termini temporali, di gran lunga il tempo stesso necessario alla visita del monumento in un calvario, almeno per noi fatto di continue soste e di lunghissime spiegazioni e racconti eccessivamente dettagliati.
Una situazione che riduce le emozioni potenzialmente stimolabili da un visita più "silenziosa" ed allunga notevolmente i tempi di visita che, in condizioni normali non dovrebbero superare i 60 minuti ma che in questo caso supera abbondantemente i 90; a parziale discolpa della guida dobbiamo citare la sua condizione di "Volontario"
La visita inizia con la risalita dello Scalone dei Morti, così detto a causa di una nicchia che fino al 1920 conteneva alcuni scheletri di monaci, che attraverso il Portale dello Zodiaco immette al cospetto degli archi rampanti; modifica del 1937 alla precedente condizione che non prevedeva il terrazzo. Assolutamente suggestivo il risultato ottenuto per quanto ci riguarda.
Il Portale Romanico ci introduce all'interno della Sacra di san Michele, più volte rimaneggiata nel corso dei secoli ospita alcuni capolavori della pittura rinascimentale; visibile inoltre nei pressi di una colonna la cima del monte Pirchiriano sul quale è stata arditamente edificata l'abbazia
Le Rovine del Monastero nuovo, che in pratica concludono la visita, contribuiscono ad accrescere la suggestione legata alla Sacra; lateralmente si notano i resti della Torre della Bell'Alda. Racconta la leggenda di una fanciulla, la bell'Alda, salvata dagli angeli dopo essersi lanciata dalla torre per sfuggire ai soldati nemici e che, per vanità si lancerà di nuovo dalla torre certa di un nuovo salvataggio che purtroppo per lei, non avvenne.
Qualche doveroso cenno storico prima di concludere il report relativo a questa suggestiva abbazia che, sembra, abbia ispirato Umberto Eco per la stesura del celebre libro "Il Nome della Rosa".
La sua costruzione inizia poco prima dell'anno Mille per volere di un nobile in cerca di redenzione che individua su questo sperone roccioso abitato da una comunità eremitica il luogo adatto alla edificazione di una abbazia.
Subito liberati dall'influenza dei vescovi di Torino la Abbazia prospera fino a meta del 1300 quando une gestione poco accorta trascina l'abbazia a quello che oggi si definisce "fallimento".
La progressiva decadenza porterà alla chiusura del monastero nel 1629, e solo nel 1836 per volere dei Savoia inizierà il recupero della Sacra di san Michele; un recupero che solo recentemente ha visto la partecipazione della regione che, oltretutto, ha dichiarato l'abbazia Monumento Simbolo del Piemonte.