I rilievi montuosi rappresentano una indiscutibile quanto irrefrenabile attrattiva per qualsiasi mototurista che si possa definire tale, una tentazione alla quale è praticamente impossibile sottrarsi facilmente comprensibile; le aspre vette montane infatti, oltre a garantire una suggestione paesaggistica naturale spesso inarrivabile per altri contesti, negano alle strade che le affrontano la condizione più noiosa che un (vero) motociclista possa immaginare: quella rettilinea.

 

E’ quindi a  causa di questa irresistibile combinazione di panorama e guida che le strade che conducono ai piedi dei massicci montani risultano per il mototurista assolutamente impedibili e che la lista dei passi superati diventa motivi di orgoglio e soddisfazione al suo progressivo aumentare.

Appare quindi scontato che abitando in una nazione che vede gran parte del suo territorio dominata da due importanti (e fascinosamente diverse) catene montuose come le Alpi e gli Appennini risulti praticamente impossibile sottrarsi a tali attrattive e la voglia di incrementare modo consistente il numero dei valichi “archiviati” risulti come uno dei maggiori stimoli al viaggio, soprattutto di breve e medio raggio.

Una voglia quella di aumentare il numero delle “tacche” sul serbatoio della moto alla quale di certo nemmeno noi abbiamo intenzione di sottrarci, uno stimolo quello del Passo Montano che forte ci spinge alla partenza e alla analisi minuziosa del territorio da esplorare.


Già, perché questa piacevole “ossessione” non invita solo alla conquista dei passi più impervi e celebri ma, successivamente; alla ricerca e pianificazione di itinerari che ne comprendano il maggior numero, anche e soprattutto se poco conosciuti o addirittura oscuri.

Lo stimolo al viaggio viene stavolta offerto dalla possibilità di utilizzare una cittadina dell’hinterland Milanese come punto di partenza e la conseguente individuazione del gruppo montano più vicino e mai esplorato che risponde al nome di Alpi Orobiche o più semplicemente Orobie, e alla conseguente creazione di un itinerario che ne esplori la maggior parte del territorio, superando contemporaneamente più passi possibili.

Sulla carta almeno 5 se riusciamo a rispettare la tabella di marcia.

Spesso infatti quanto ipotizzato sulle percorrenze viene piacevolmente stravolto grazie a situazioni paesaggistiche che impongono soste fotografiche ben più lunghe di quanto supposto, l’itinerario previsto viene così di conseguenza modificato.

In strada come di abitudine di buon mattino affrontiamo la caotica e poco attraente Val Brembana in una calda e serena giornata di metà settembre, con le previsioni meteo che prevedono un consistente peggioramento dalla tarda serata ma che non dovrebbe impensierire più di tanto.

Solo quando abbandono il caos della opprimente vallata e la strada inizia la risalita verso il primo passo della giornata, il San Marco, iniziamo a sentire il classico senso di soddisfazione che accompagna normalmente il nostro viaggiare, complice l’attorcigliarsi del nastro di asfalto ed il panorama che si dota di verdi e ripidi pendii dove si gettano impavidi ed impetuosi torrenti; intorno il verde intenso dei fianchi montani si scontra piacevolmente ruvido con l’azzurro del cielo a tratti messo in discussione da bianchi pennacchi che giocosi nascondono le cime più alte.


In una sosta, dovuta al passaggio sulla strada di una mandria di mucche, rischiamo una incredibile quanto vergognosa caduta quando un paio degli (stupidi) animali non riesce ad evitare la ruota anteriore e la borsa laterale destra, un urto che a causa della mole dei bovini risulta quasi incontrastabile, solo la rabbia scaturita dalla vergogna dell’inaccettabile abbattimento mi permette di rialzare Maia pochi gradi prima del punto di inclinazione oltre il quale non sarebbe stato più possibile recuperarla.

Scaricata l’adrenalina dovuta all’imprevedibile fatto percorriamo gli ultimi chilometri che ci separano dal valico godendoci le curve ed osservando emozionati il paesaggio circostante, purtroppo sempre più velato dalla basse nuvole


Passo San Marco    1991 mt

La dovuta sosta sul passo San Marco viene ulteriormente penalizzata dalla innumerevole quanto incomprensibile presenza di tralicci e di relativi cavi elettrici che superano lo spartiacque montano incuranti dell’abbrutimento paesaggistico causato a questo ( e a tanti altri) angoli di paradiso.


La strada che ridiscende verso Morbegno e la Valtelllina risulta gradevolmente tortuosa imponendo un ritmo davvero blando alla marcia mentre il contesto paesaggistico si mantiene decisamente suggestivo.

Anche la Valtellina risulta poco invitante in questa calda tarda mattinata, il cielo si mantiene azzurro mentre il traffico si congestiona sulla direttrice Morbegno-Sondalo, superato a fatica il serpentone di auto riusciamo finalmente ad rilassarci dondolando sulle veloci curve che portano verso Aprica e l’omonimo passo, una valenza stavolta prevalentemente stradale visto che il suddetto valico offre spunti visivi poco significativi.


Passo dell' Aprica    1181 mt

Consci della assoluta affidabilità del nostro istinto superiamo Aprica senza riuscire a trovare un locale in grado di soddisfare le ovvie, data l’ora, esigenze enogastronomiche , complice una deviazione che impedisce di percorrere il centro cittadino a causa di una manifestazione sportiva, imbocchiamo la strada che porta fuori dal paese.

Quando ormai tutto sembra perduto e poco prima che le cucine di ogni ristorante chiudano per la tarda ora, seguiamo istintivamente le indicazioni per un ristorante griglieria fuori dalla direttrice che ci avrebbe condotto sul prossimo valico montano.

Istinto che ancora una volta trova la sua consacrazione e prontamente ringraziato da uno stomaco deliziato dagli antipasti e dalla gustosa grigliata di carne mista che l’oste ci prepara in questo tranquillo ristorante nascosto nella tranquilla campagna che circonda il piccolo paese.

Di nuovo in sella ampiamente rifocillati nonché deliziati, inbocchiamo poco più avanti la deviazione che riporta sulle pendici Orobiche, verso il passo del Vivione, valico assolutamente suggestivo ed interessante sia dal punto di vista paesaggistico naturale sia a per strada che lo risale.

Ma non è certo per la piacevolezza di guida che il passo del Vivione risulta interessante, paradossalmente è il motivo opposto a stimolare la suggestione, in buona parte del percorso che porta sul valico infatti la strada risulta molto più stretta di quanto normalmente siamo abituati a vedere, talmente stretta che in molti casi lo scambio stesso tra due moto che procedono in senso inverso risulterebbe difficoltoso; figuriamoci quello tra due auto.

Val Paisco


Evenienza questa che comunque risulta decisamente remota visto che di traffico per questa impervia direttrice praticamente non ne abbiamo trovato se escludiamo l’unica moto incrociata nel tratto iniziale.

Tratto caratterizzante dell’itinerario è sicuramente l’ombroso bosco che ne abbraccia la strada percorso in alcuni tratti da un piccolo ma impetuoso torrente; emozionante quanto inaspettata la vista di numerose sculture realizzate sui bassi tronchi degli alberi tagliati in prossimità dello stretto nastro di asfalto.

Realizzazioni queste che contribuiscono a donare magia al placido bosco alternando figure di animali reali a quelle di leggendari abitanti della selva quali gnomi e folletti di ogni tipo e che è impossibile non fermarsi ad osservare e a scoprire anche nei pressi del torrente lontano dalla strada.


Passo del Vivione    1828 mt


Consapevole del tempo a disposizione che sta scorrendo veloce ridiscendo le pendici montane del valico per poi iniziare veloce la risalita del successivo;  una risalita divertente data la conformazione dell’asfalto e , purtroppo, poche volte rallentata dal paesaggio circostante mestamente velato da una impenetrabile coltre nuvolosa, primo preavviso del prossimo ed annunciato peggioramento meteorologico.

Passo della PRESOLANA    1297 mt

Di nuovo in valle decidiamo senza dubbi di aggiungere un ultimo valico alla lista odierna e velocemente affrontiamo il passo di Zambla prima di ricongiungerci alla Valbrembana, passo questo che solo in alcuni tratti offre spunti di guida divertenti ma che superiamo velocemente per iniziare il viaggio di rientro.

Passo di Zambla   1264 mt

Una urgenza , quella del rientro, ampiamente stimolata dalla folgore improvvisa ed accecante che solca il cielo apparentemente tranquillo, il fragore che pochi secondi dopo ne consegue è un ulteriore stimolo alla necessità di una veloce corsa verso casa.

Le previsioni meteo non evidenziavano infatti solo un peggioramento ma anche il verificarsi di violenti temporali accompagnati da pericolosi nubifragi, condizioni nelle quali preferiremmo oggi non ritrovarci anche se di similari ne abbiamo affrontate parecchie in passato, una strada allagata o una violenta grandinata non sono eventi che in sella si affrontano a cuor leggero.

Stavolta la fortuna ci accompagna e mentre il cielo diventa drammaticamente nero in prossimità di Milano, solcato da continue scariche elettriche e le prime gocciole bagnano il cupolino di Maia, raggiungiamo il sicuro ricovero  felici per lo scampato pericolo.

Ma soprattutto per avere aggiunto alla nostra “collezione” nuovi passi, e per avere incrementato ancora una volta il bagaglio culturale grazie alla conoscenza di nuovi territori e nuovi ambiti culturali.

Pronti per iniziare un nuovo viaggio, pronti per ampliare le nostre conoscenze.



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