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Terre di Lunigiana - Terzo giorno

Ultimo giorno di questo intenso e, per certi versi inaspettato dal punto di vista emozionale, viaggio.

Dal punto di vista meteorologico il migliore ma anche il più breve per quanto riguarda l’esplorazione territoriale; dobbiamo rientrare nel freddo nord e non possiamo e non volgiamo fare troppo tardi, quindi l’inversione di marcia avverrà intorno alla metà del pomeriggio, quando il sole non è ancora tramontato.

Comunque soddisfatti nell’essere riusciti a “rubare” al freddo inverno un fine settimana moto turistico così intenso e divertente senza la necessità di fare troppi chilometri, grazie ad una terra di Lunigiana fittamente popolata di testimonianze storiche e naturali in grado di soddisfare ogni esigenza.

E per una eventuale vacanza in stagioni più calde e giornate più lunghe oltre al suo territorio e la cresta appenninica con i suoi passi, la Lunigiana dispone di territori confinanti davvero strepitosi come la Garfagnana o il mare ligure di Levante con la zona di Portovenere, Lerici e le 5 Terre



Temperatura decisamente mite stamani, la copertura nuvolosa notturna ha impedito la formazione di gelate, il sole adesso scalda l’aria e prepara una giornata atipicamente tiepida per questo inizio di febbraio. Veloce colazione e siamo in sella, almeno un'oretta prima rispetto a ieri, la giornata sarò più breve causa rientro e non si prospettano problematiche relative al ghiaccio visti i gradi presenti. 

Castello di Bastia (MS)

Da Licciana Nardi proseguiamo nell’itinerario previsto riportandoci nel cuore antico della Lunigiana, risalendo verso il prossimo maniero, solenne e ottimamente conservato, oltre che abitato.

Il sole risale lento sulle pendici montane illuminando progressivamente il paesaggio e le antiche mura, il cielo ormai totalmente sgombro dalle nuvole sovrasta un paesaggio invernale aspro ma suggestivo, il piccolo borgo protetto dalla solenne fortezza si offre silenzioso e deserto alla nostra ammirazione.

Le strade intanto si asciugano al sole, ma l'umidità residua nei tratti in ombra e il manto non perfetto consigliano comunque una guida accorta.

Il castello di rinascimentale costruzione, era posto a controllo della strada di comunicazione che conduce al passo del Lagastrello

Vive qui, la leggenda di Anna Malaspina, Marchesa del feudo di Bastia nel XVIII secolo, la cui incredibile bellezza fu decantata da numerosi poeti e che fu inviata alla corte di Francia nel tentativo di ammaliare re Luigi XV e spodestare la Marchesa di Pompadour; un tentativo però che non andò a buon fine. Il castello è abitato ma visitabile su prenotazione. 

Borgo e Castello di Comano (MS)

Dal Castello di Bastia seguiamo per un breve tratto la statale che porta al Passo del Lagastrello, suggestivo valico appenninico che consigliamo di fare a chi non lo conosce, magari in estate se non si vogliono ammirare le sponde ghiacciate del lago Paduli adagiato sullo spartiacque appenninico.

Prima del valico deviamo per la nostra prossima meta, che presto si palesa suggestivamente tra le fronde dei rami spogli stagliandosi contro i brulli pendii montani.

Il piccolo borgo è quasi immobile al tiepido sole, ma le umane attività anche se limitate ne comunicano la vitalità, ed è piacevole dare e ricevere dei cortesi e sinceri buongiorno in questa bella mattina di inizio settimana. 

Il castello del quale oggi restano solo pochi ruderi, era posto a controllo dei valichi appenninici, i primi documenti che lo citano risalgono al 824;

in epoca medievale fu per breve tempo sottomesso alla egemonia Estense ma nel XIV secolo Spinetta Malaspina attaccò il castello a seguito di drammatici fatti di sangue perpetrati dalla famiglia vassalla che ne era entrata in possesso, che fu quindi annesso al feudo di Fivizzano.  Nel 1478 Comano passò sotto la dominazione della repubblica di Firenze per poi seguire il destino comune alle varie fortificazioni della zona.

 


I ruderi sono oggi proprietà della amministrazione comunale decisa ad un recupero della fortificazione e ad un rilancio turistico.

Ed onestamente siamo più che d’accordo, dato che castello e contesto risultano davvero molto suggestivi ed emozionanti. 

Passo della Caprettana - 811 mt

 

 

Si esaurisce qui la spinta verso la cresta appenninica ed anche l’itinerario preventivamente pianificato, adesso restano comunque altri punti di interesse precedentemente evidenziati che faranno quindi parte delle prossime esplorazioni, ad iniziare dal borgo di Fivizzano ed il castello della Verrucola che raggiungiamo percorrendo una stretta e tortuosa strada nascosta dalla fitta boscaglia ma che offre anche spettacolari scorci sulle vicine vette; un contesto che in primavera risulterà sicuramente straordinario.

Fivizzano e la Fortezza della Verrucola

 

Il sole non riesce ancora ad illuminare completamente questa imponente fortezza che si trova poco lontano dal borgo di Fivizzano.

La medievale fortezza che improvvisa appare a chi proviene dalla valle del Magra sorvegliava il transito verso i valichi appenninici come quello del Cerreto, e le terre della pianura Reggiana e Parmense.

Fu Feudo di Spinetta Malaspina, insieme a Fivizzano, a partire dal 1300 e fino al 1328 quando le mire espansionistiche di Castruccio Castracani signore di Lucca, lo costrinsero alla fuga; esule in quel di Verona alla corte di Cangrande della Scala, del quale conquistò i favori, ottenne anche quelli della repubblica fiorentina grazie ad un paziente lavoro politico e militare.

Alla morte del Castracani nel 1328, il Malaspina del Ramo Fiorito rientrerà in possesso dei suoi territori che manterrà fino alla morte avvenuta nel 1352; anni cui amplierà i suoi possedimenti e i suoi forzieri meritandosi l’appellativi di “Grande” 


La fortezza della Verrucola perse progressivamente importanza al venir meno della sua funzione principale e con lo spostamento della vita politica nella vicina Fivizzano; gli interventi di restauro effettuati dal proprietario, lo scultore Pietro Casella, ad iniziare dal 1977 hanno permesso la conservazione del maniero e la possibilità di visitarlo dietro prenotazione telefonica.

Recentemente sono state scoperte delle importanti tracce relative alla perduta chiesa che ospiterebbe le spoglie di Spinetta Malaspina e probabilmente anche la “honorabili arca marmorea” cha aveva commissionato agli eredi e mai ritrovata.

Per quanto riguarda Fivizzano, teatro anche di precedenti escursioni, troverete riferimenti nel video che trovate a fine pagina

(quando sarà disponibile).

Equi Terme


Ci spostiamo adesso in direzione sud est, puntando verso le ispide vette delle Apuane per visitare un piccolo e suggestivo borgo incastrato in una gola montana alle pendici del Pizzo d’Uccello.

Davvero impressionante l’abitato che si erge all’ingresso della gola, così come drammaticamente suggestivo è il silenzio e la solitudine che qui oggi si respira; un luogo che certamente in inverno non risulta particolarmente animato e che la pandemia sicuramente non ha aiutato. Zona termale conosciuta fin dall’ antichità, vanta numerose leggende relative alla fondazione della cittadina, che quasi certamente è stata costruita dalle popolazioni in fuga dalla costa e dalla città di Luni, sempre più in balia delle incursioni saracene e normanne che ne decreteranno l’abbandono.


Il Solco di Equi

Spettacolare ed imperdibile il passaggio e la ammirazione del vicino Solco di Equi, ripido canyon scavato nella roccia dalla natura che potete ammirare nel video della giornata a fine pagina, non appena disponibile.

Le Grotte di Equi

Nella bella stagione, quindi a partire dalla primavera si possono effettuare numerose attività in grado di divertire un pubblico di qualsiasi età grazie al Grotte di Equi Geo-Archeo-Adventure Park che consente tra le altre cose, di esplorare le grotte carsiche presenti a fianco del borgo.

Per informazioni: https://www.grottediequi.it/

L'illusione di Vinca

Resta adesso da raggiungere l'ultima tappa della giornata che rappresenta anche l'ultima della lista di mete preparate prima di partire; un viaggio quindi che ha rispettato pienamente quanto preventivato ma che ha regalato maggiori emozioni di quelle onestamente previste.

Per raggiungere Colonnata, patria del celebre ed omonimo lardo, nel cuore delle Apuane non c'è altra possibilità che quella di aggirare il marmoreo massiccio; ne sono cosciente anche quando dalla vicina Monzone mi inerpico sulle pendici montane nella speranza di trovare un passaggio che so benissimo non esserci!! Ma il paesaggio che si apre sulle aspre Alpi Apuane vale la deviazione che termina, ovviamente al fine strada di Vinca, piccolo borgo dal quale partono numerosi sentieri che si perdono sulle irte cime.

Aggirate le Apuane ritornando al cospetto della lucente costa marittima, raggiungiamo e superiamo una operosa Carrara dedita prevalentemente alla lavorazione del marmo (oggi è lunedì) per poi risalire a fianco delle stuprate montagne fino a Colonnata; un percorso non particolarmente sicuro né divertente data la numerosa presenza di mezzi da cava poco interessati alle sorti di una ronzante cimice quale io sono. 

Qualcuno troppo distratto alla guida si merita comunque un bel dito medio dopo avere puntato pericolosamente verso di me ed avere ripreso il controllo all'ultimo momento. 

Colonnata

Il borgo di Colonata che raggiungiamo percorrendo una strada dissetata e interamente cosparsa da polvere di marmo che ci appiccia ovunque, risulta molto carino ma il contesto circostante non aiuta in questa percezione, il borgo sembra l'ultimo baluardo di civiltà mentre intorno la follia distrugge e deturpa tutto.

Il bianco marmo rinomato in tutto il mondo fin dai tempi antichi, è qui che Michelangelo sceglieva i suoi pregiati blocchi di roccia calcarea, è certamente una imprescindibile risorsa per l'economia locale ma il danno ambientale, umano e paesaggistico che ha causato la sua estrazione è sicuramente rilevante.

 

Riprendiamo quindi il cammino puntando verso casa e abbandonando questa zona che poco ha allietato il nostro spiruito a differenza di quanto fatto dal resto della bellissima lunigiana.


E mentre percorro "via dei Caduti sul Lavoro" sorrido amaro pensando alla imperante ipocrisia in assenza della quale la via si sarebbe dovuta chiamare "Via delle Morti per sfruttamento sul lavoro"

E dunque tempo di rientrare nella nebbiosa pianura padana, felici di essere stati qui, in questa splendida terra ancora poco conosciuta ma in grado di regalare intense e veraci emozioni.

 

Ma non è finita qui!


Terra di Lunigiana - I Report

PRIMO GIORNO
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Video, Mappa e File GPX dell'itinerario

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