Sono essenzialmente tre i fattori che in questo tardo, quanto atipicamente caldo, pomeriggio di metà maggio mi spingono velocemente in sella ad una moto in trepidante attesa: voglia di viaggiare, voglia di provare nuove suggestioni e voglia di assaporare quella atmosfera unica ed emozionante che trasforma un quieto tramonto in una sensuale notte.
Precedentemente preparato al viaggio che mi appresto a compiere, supero velocemente le arterie che collegano i paesi della valle rallentate dal classico traffico di fine giornata lavorativa per affrontare le prime curve della SS408 che mi spingono verso il Chianti, il sole ancora alto nel cielo smentisce apparentemente l’ora evidenziata sul cruscotto della moto, mancano una manciata di minuti alle ore 19.00 eppure il momento del tramonto sembra decisamente lontano.
Sorrido sotto il casco modulare aperto, mentre i profumi intensi di una natura in piena e rigogliosa rivelazione riempiono i miei polmoni avidi di soffici aromi, superata Badia a Coltibuono bastano un paio di curve per raggiungere l’armonia necessaria a far sì che le evoluzioni di pilota e moto sulle ondulazioni che attraversano il Chianti sembrino il frutto di una volontà unica molto più vicina all’istinto che ad una collaborazione di cellule neurologiche.
La Ducati sembra seguire la monorotaia di un inesistente treno, nessuna sbavatura disturba la perfetta e rotonda percorrenza delle mille curve, i numerosi cambi di direzione sembrano rinnegare qualsiasi forza fisica opponente.
Armonia e leggerezza.
Sinfonia.
Il Chianti esaurisce presto il suo territorio, Colle Valdelsa sancisce la fine del massimo divertimento motociclistico per introdurmi nel successivo contesto che mi condurrà, con minore piacere di guida ma senza che esso svanisca del tutto, fino alla mia meta finale, Volterra.
il sole ancora lontano dal profilo dell’orizzonte mi regala ancora qualche momento per osservare e fotografare il prezioso Teatro Romano che molto da tempo non ammiro.
Volterra è una di quelle mete che a causa della loro collocazione vengono sistematicamente ignorate durante il nostro peregrinare, ma questa apparente sottovalutazione potrebbe risultare in alcuni casi positiva.
È della conoscenza ridotta e sbiadita in tempi lontani che intendo approfittare stasera, ad iniziare dai suggestivi ruderi Romani per poi proseguire con il girovagare quasi senza meta per le vie cittadine, grazie agli ultimi bagliori di un sole ormai al tramonto ma che ha voluto attendere il mio arrivo prima di salutarmi e scivolare oltre il confine tra cielo e terra.
Il Teatro Romano
Osservo dall'alto quanto resta del suggestivo teatro Romano, superata Porta Fiorentina, porta di ingresso da questo lato della città, per un breve tratto le mura della città si sporgono libere da impedimenti verso l'orizzonte, sottili strisce nuvolose impediscono ai bagliori rossastri del sole di incendiare i ruderi sottostanti, libereranno il disco solare solo per il gran finale.
Volterra è una città dalla lunga ed intesa Storia, iniziata ben prima del I sec a.C., periodo al quale è possibile ricondurre la costruzione del Teatro, sotto il dominio Etrusco e poi proseguita attraverso i secoli anche con momenti oscuri di assoluta decadenza, fino ad arrivare ai giorni nostri radiosa testimonianza del nostro intenso passato storico.
Il sole ormai allo stremo carezza le torri campanarie per poi sparire all'orizzonte, il momento è quello di intenso fascino durante il quale tutto par fermarsi per un attimo indefinito, un generale sconcerto per la scomparsa della fonte della vita prima che la consapevolezza del suo ritorno inondi inarrestabile il mondo.
È un momento magico in cui l'aria tiepida e densa sembra voler prendersi cura di tutti gli orfani della Stella scomparsa placando lo sconcerto con un tenero abbraccio, all'orizzonte i riflessi del tramonto al suo termine contrastano scure figure, tristi senza più nessuna fonte luminosa ad evidenziarle.
Al cospetto di un cielo ancora non completamente avvolto nelle ombre della notte inizio il mio viaggio nella cittadina, le anguste strade corrono al cospetto di solenni palazzi che, tremule luci appena accese, tentano di sottrarsi al dominio delle ombre; la rara la presenza umana conforta le mie speranze riposte nella privilegiata osservazione di una città praticamente deserta.
Piazza dei Priori
L'ingresso in Piazza dei Priori conferma le mie solide speranze, Volterra in questa serata di metà settimana si presenta praticamente deserta, le poche persone presenti passeggiano rapite sul pavimento della piazza, altre si godono la serata seduti ad un ristorante all'aperto. Le giovani e fievoli luci giocano contrasti appena accennati con le scure pareti dei palazzi che ancora non riescono ad illuminare appieno, basteranno pochi minuti perché al progredire dell'avanzata della notte e allo sfumare in nero del cielo, rispondano rischiarando decise tutta la città.
Attraverso eleganti bifore si scorgono sgargianti i soffitti affrescati dei palazzi medievali, alati Draghi sovrastano guardinghi le antiche lampade, una debole brezza carezza le bandiere e gli stendardi, è una Volterra assolutamente diversa quella che si offre sensuale allo sguardo dei pochi presenti in silenziosa e rispettosa contemplazione.
Le tenebre sono praticamente padrone del momento, dalla terrazza che domina la Val di Cecina degradante verso la costa Tirrenica, osservo lo scuro manto che ricopre le morbide ondulazioni adornarsi progressivamente di tremule luci, la notte è iniziata.
Il mio breve ma intenso viaggio sta per giungere al termine, lunga la strada che mi separa da casa a causa della scura notte che riduce le velocità e dalla intensa attività animale notturna che potrebbe risultare fatale al motociclista poco avveduto.
La strada che mi riporta ad un Maia in paziente attesa fuori dalle mura permette una nuova, ultima, osservazione del Teatro ormai completamente e sapientemente illuminato, una ultima intensa emozione si concentra intensa nel brivido che percorre la schiena, l'orizzonte è uno scrigno aperto nel quale sfavillano meravigliose gemme, staccarsi da tanta magnificenza risulta quasi doloroso.
Una ultima sosta al cospetto delle mura della Fortezza eretta da Lorenzo il Magnifico e da allora a tutt'oggi, adibita a carcere, ed è tempo di ritorno, le ataviche paure dell'Uomo sono stasera sopite nel mio profondo, la Notte è una amorevole madre che protegge i figli che la rispettano.
Il protettivo tepore dell'aria attraversa il mio giubbotto traforato carezzando piacevolmente la pelle, la scura intensità di una notte senza luna viene con difficoltà temporaneamente fugata dalla luce del faro per poi richiudersi decisa dietro di noi, la strada è un percorso illusorio creato provvisoriamente dalla artificiale luminosità al fianco del quale si agitano ombre altrimenti angoscianti.
Ma stavolta la notte è amica, stavolta la notte è protettiva, la notte è madrina di una ulteriore motivazione che ci spinge verso un nuovo Viaggio e nuove suggestioni.
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