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Valmalenco - Giro del lago di Gera

Fine maggio 2020, siamo ancora nella seconda fase della Pandemia; si può uscire senza giustificazioni ma solo all’interno della propria regione.

Per questo ma non solo per questo decidiamo di affrontare una seducente escursione in Valmalenco, dopo quasi tre mesi di reclusione e un paio di escursioni motociclistiche in luoghi già visti e rivisti, la voglia di rilassarsi al cospetto dei panorami alpini in pace e silenzio è davvero tanta.

La meta scaturisce da una veloce ricerca sul web dedicata alla Valtellina; il Giro del Lago di Gera sembra una escursione perfetta per ricominciare a camminare senza esagerare; anche se il giro non pare cortissimo; stupendi panorami e poco affollamento sembrano un ottimo biglietto da visita di questo territorio.

 


I 4 Video dell'Escursione




 

Lo scarso affollamento viene subito garantito non appena arriviamo al parcheggio semivuoto nei pressi della diga; il giro comunque impegnativo e l’assenza di punti di ristoro hanno sicuramente indirizzato escursionisti meno “allenati” verso mete più facili e rilassanti.

Purtroppo a causa della pandemia e dei regolamenti applicati al fine di contenere il virus, i rifugi sono ancora chiusi e non è ben chiaro, se, come e quando potranno riaprire; abbiamo quindi provveduto a portare con noi acqua e viveri.



La giornata si preannuncia magnifica;  cielo azzurro e sole ci dovrebbero accompagnare per tutta la giornata con temperature che risaliranno dai 5 gradi che ci accolgono al nostro arrivo a valori più accattivanti ma senza diventare fastidiose.

 

La giornata perfetta.

 

 

La presenza di alcune lingue di neve sul percorso lo rende un po’ più impegnativo, scivolare qui potrebbe risultare molto doloroso; per fortuna il sole che da qualche ora scalda il percorso ha reso la neve più “docile”



Questa prima parte del percorso si presenta decisamente facile; ottimamente segnalato il sentiero presenta salite dolci e fondo non impegnativo; ottimo per concentrarsi sul panorama e scattare foto e/o girare video.

La primavera, il disgelo e la pioggia del giorno precedente hanno reso il contesto piacevolmente rumoroso, il rombo di gonfi ed impetuosi torrenti allieta le nostre orecchie mentre in lontananza si ode il boato generato da alte cascate.

Alpe Val Poschiavina

Incuriositi come spesso accade durante le nostre escursioni, di qualunque tipo esse siano, da una deviazione verso la Val Poschiavo risaliamo la collina che ci preclude la vista su quello che dietro di lei si cela.

E come quasi sempre succede, la deviazione ci regala nuove emozioni; introducendoci ad un paradisiaco ed ampio giardino naturale dove scorre placidamente un romantico torrente, sorvegliato da una silente baita.

 

Siamo sull’alpeggio della Val Poschiavina, attraversata dal torrente Poschiavino, risalendo il quale si raggiungono i passi di Canciano e Campagneda; ma non oggi.

Torniamo quindi sui nostri passi per riprendere il sentiero lungo lago ed affrontare la seconda parte della nostra escursione. 


Il percorso adesso torna a seguire la sponda del lago, risalendo lentamente dalle acque verde smeraldo all’azzurro intenso dal cielo; suggestivi alcuni passaggi sotto imponenti rocce sospese nel vuoto.

La presenza di lingue di neve sul sentiero torna a preoccuparci in alcuni tratti, la possibilità di scivolare adesso è remota grazie alle miti temperature, ma la possibilità del  cedimento del manto sul quale camminiamo è adesso più concreta. 


Il panorama diventa sempre più maestoso, impossibile non perdersi nell’ammirazione della conca glaciale, nella quel confluiscono le acque in mille giocosi torrenti, sovrastata dai solenni picchi montani.

Alpe Gembrè

L’alpe Gembrè con le sue piccole baite disabitate ci accoglie per consentirci di consumare il frugale pasto che abbiamo portato con noi; una sosta rifocillante immersi in un panorama straordinario in completa solitudine e cullati dal rumore argentino delle acque che precipitano dal ghiacciaio.

Il Sasso Rosso, sempre più vicino, incombe sulla valle sorvegliando geloso le nevi perenni ed i ghiacciai che amorevolmente lo cingono;



Dalle baite di Gembrè il percorso scende verso la piccola valle dove confluiscono le acque dei vari torrenti che si gettano dall’anfiteatro glaciale; l’unica difficoltà resta quella di individuare il segnale del CAI che indica il sentiero



 

Il tratto che porta di percorso che stiamo affrontando e che ci condurrà fino al rifugio Bignami è anche detto dei 7 ponti; tanti sono infatti i ponti in legno che aiutano a superare gli irosi torrenti che caratterizzano questa parte di itinerario.

Suggestivo trovarsi ormai sotto ai torrenti che si gettano nel vuoto che solo qualche ora fa vedevamo da lontano e sembravano quasi irraggiungibili; questa è una delle emozioni più intese che ci regala il camminare.

L’acqua è l’elemento che caratterizza questo territorio, inesauribile fonte di vita che nasce dallo scioglimento dei ghiacciai e si concentra nei rumorosi torrenti che si raggruppano nello stretto fondo valle e si arrestano impotenti nel lago generato dalle umane esigenze.

 

La maestosa cascata che ci scorta nel superamento dell’ultimo ponte segna anche la fine della discesa e del breve tratto pianeggiante; adesso dovremo affrontare la ripida risalita del versante sul quale si innalza il rifugio.

Osserviamo adesso il naturale anfiteatro da una nuova angolazione, e quello che prima risultava nascosto adesso si rivela in tutta la sua bellezza, il ghiacciaio alle nostre spalle diventa sempre più imponente.


Alza il livello di difficoltà l’impossibilità di riconoscere il sentiero da seguire, le indicazioni tipiche del CAI risultano nascoste dalla neve ancora presente sopra a quello che dovrebbe essere il percorso, e quello che non è neve è acqua che scende a valle da ogni dove…

 


Ma alla fine, grazie anche alle calzature impermeabili che tengono all’esterno acqua e neve, raggiungiamo il rifugio, dopo avere affrontato l’ultimo tratto con la neve, ammorbidita dal sole, al ginocchio.  

Rifugio Bignami

La sosta nei pressi del rifugio Bignami, purtroppo ancora chiuso causa pandemia, ci consente di ammirare in modo ancor più approfondito il fronte del ghiacciaio dal quale scaturisce una cascata; Il Ghiacciaio Fellaria, uno dei più estesi delle Alpi centrali, che un tempo occupava la valle che abbiamo appena attraversato, nei decenni si è progressivamente ritirato ed è probabilmente destinato a scomparire se le cose non cambieranno, climaticamente parlando.

 

La discesa dal rifugio verso la diga del lago di Gera, ci regala la vista dall’alto dell’invaso artificiale, sul quale giocano sbarazzine le nuvole  regalando suggestivi chiaroscuri sulle acque di color smeraldo.


Il percorso si dimostra facile e di breve durata, le uniche emozioni (oltre a quelle paesaggistiche) ce le regalano alcuni passaggi su lingue di neve che occupano il sentiero e terminano nel lago, e un brevissimo tratto di sentiero sul quale si è abbattuta una frana nello scorso autunno.

Il nostro viaggio termina sulla diga che impedisce alle acque di scorrere a valle, circa 8 ore dopo la nostra partenza; ma va tenuto conto della indole fotografica che ha rallentato molto il nostro incedere.

Una escursione davvero straordinaria quella di oggi, in un contesto paesaggistico davvero suggestivo; adesso non resta che tornare il prima possibile per affrontare un nuovo ed emozionante percorso: il sentiero che dal Bignami porta fino al Ghiacciaio. 

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