
Arroccato su un colle che domina la Valdichiana, il Castello si staglia contro il cielo toscano, silente ma solenne sentinella degli infiniti nostri passaggi lunga la strada che da Arezzo porta verso Cortona ed il lago Trasimeno; una presenza che è impossibile non notare e che scatena inesorabilmente la curiosità, ma che fino a non molto tempo fa era impossibile anche visitare. E finalmente dopo decenni di ammirazione a distanza, oggi 27 luglio 2025 varchiamo per la prima volta la porta di ingresso del castello di Montecchio Vesponi.
La visita è professionalmente e piacevolmente guidata da Mauro, archeologo che ha partecipato ai lavori di scavo all’interno del castello iniziati nel 2006, utili alla scoperta del nebuloso passato di questo storico maniero che sorveglia la Valdichiana ed il lago che un tempo la occupava generato dall’impaludamento del fiume Clanis.
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La storia del luogo, come ci racconta con passione la nostra guida, inizia non prima del 1200, a tale periodo infatti risalgono i reperti più datati che si sono ritrovati durante gli scavi; le informazioni scritte relative ad una costruzione risalente al XI secolo non risultano particolarmente attendibili, le prime rintracciabili in documenti ufficiali attestano la presenza del castello ad iniziare, appunto, dal XIII secolo.
Conteso per anni tra Arezzo e Perugia, grazie alla ubicazione strategica lungo una importante via di comunicazione e alla posizione collinare che permette di controllare visivamente tutta la valdichiana, conoscerà il suo primo sviluppo sotto il controllo aretino che promosse la costruzione della cinta muraria dotata di nove torri e di case da affidare a nuovi residenti, dello stesso periodo il Palazzo Comunale e la Chiesa di san Biagio (non più visibile)

Da sottolineare che il luogo prescelto per la costruzione di questo maniero, contrariamente a quanto visto in altri contesti similari, è totalmente privo di sorgenti di acqua o di falde sotterranee, problematica che condizionerà in modo negativo la vita all’interno del castello.
Il maniero segue più o meno le sorti del vicino borgo fortificato che oggi conosciamo come Castiglion Fiorentino (trovate foto e notizie cliccando qui) ma che si è chiamato prima Castiglione Aretino e poi Castiglione Perugino, passando dal controllo aretino della famiglia dei Tarlati a quello Perugino fino a quel 1384 che vede Firenze conquistare (acquistare) definitivamente la Città della Chimera (anche se la Chimera la troveranno due secoli dopo) e i territori circostanti.
Alla fine del XIV secolo Firenze affida il castello di Montecchio al capitano di ventura John Hackwood, noto in Italia come Giovanni Acuto, come premio per la sua bravura nelle campagne militari al soldo fiorentino, ma anche per far si che lo stesso si impegnasse a controllare il territorio senza doverlo pagare per farlo!

La campagna di bonifica della piana del Clanis iniziata dai Fiorentini a partire dal XVI secolo spinge la popolazione del maniero ad abbandonarlo a favore della fertile pianura, (ricordiamo anche che a Montecchio non c’è acqua e che quindi la stessa doveva essere faticosamente trasportata e immagazzinata in ambienti non proprio spaziosi), una diaspora che vedrà il suo culmine nel XVIII quando Montecchio cessa di essere Comune assorbito da quello di Castiglion Fiorentino e la chiesa di san Biagio abbandonata in favore di quella edificata in valle.
I primi interventi di restauro del XIX secolo con una nuova proprietà, vedono il consolidamento della mura ma anche la cancellazione delle abitazioni interne e di ciò che resta della chiesa nell’intento di ricavare un giardino interno, le mura verranno anche dotate di merlature che mai in passato le avevano adornate ma che l’immaginario dell’epoca le vedeva imprescindibili in un castello.
Il Restauro del Castello
L’attuale proprietaria, Orietta Floridi Viterbini, promuove una definitiva quanto faticosa, fisicamente ed economicamente, campagna di restauro a partire dal 1979 e quella archeologica come detto dal 2006, nell’intento di restituire il castello di Montecchio Vesponi all’antica bellezza e ricostruirne precisamente la complicata storia.
Gli Scavi Archeologici
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