
Continua il nostro viaggio alla caccia di borghi e castelli sulle colline marchigiane, un itinerario quello odierno, che ci porterà dal mare alla montagna, carezzando paesaggi meravigliosi mossi da morbide colline adornate di straordinarie meraviglie.
Dopo le suggestioni vissute ieri, e la rilassante sosta notturna fronte mare, ripartiamo alla volta di quelle mete preventivate che ieri non abbiamo fatto in tempo a visitare consapevoli della nostra innata incapacità nel resistere alle tentazioni.
Il percorso inizialmente programmato mediante l'unione dei punti di interesse evidenziati sulla mappa è stato rimaneggiato in funzione delle immediate esigenze, così come potrete fare ognuno di voi utilizzando mappa e gpx che trovate a fine pagina.
Pronti a spiegare le ali?
VIDEO, MAPPA E GPX DELL'ITINERARIO A FINE PAGINA
Castello di Loretello

Se i castelli avessero un concorso di anzianità, Loretello vincerebbe a mani basse: menzionato per la prima volta nel 1072 è il più antico del territorio; nato per volere dei monaci di Fonte Avellana, questo borgo fortificato passò poi sotto il controllo di Rocca Contrada (odierna Arcevia) nel Duecento.
Ma il suo aspetto attuale risale al XIV secolo, quando si fece un bel restyling: mura possenti, rivellini pronti a difendere e un ponte d’accesso a tre arcate che è pura eleganza medievale.
E poi c’è lui, il grande torrione circolare, ancora fiero con le sue feritoie ben visibili, a completare una suggestione davvero unica regalata da questo piccolo e ben conservato maniero incastonato tra le colline marchigiane, che sussurra la storia.
Ma Loretello non è solo un gioiello storico: è anche un esempio di paesaggio integro che ha perfettamente conservato, nei secoli, il rapporto tra gli insediamenti umani e le colline coltivate, tanto da essere inserito nel Catalogo Nazionale dei Paesaggi Agrari Storici.
Il castello di Loretello e quello che andremo a visitare subito dopo sono divisi da poco più di due chilometri, entrambi fanno parte dei "9 castelli di Arcevia" come anche Avacelli, Castiglioni, Caudino, Montale, Piticchio, San Pietro in Musio, Palazzo; straordinari testimoni di un intenso periodo storico e indici inequivocabili della ricchezza culturale, oltre che naturale, di questo bellissmo territorio.
Castello di Nidastore

Se i castelli avessero un Tinder medievale, Nidastore avrebbe nella bio: "Sono il più a nord di Arcevia, confino con Pesaro e ho un nome da superpredatore!" Perché "Nidastore" significa proprio "nido degli astori", i falconi usati per la caccia dai nobili dell’epoca.
Nato intorno al 1100, questo borgo è stato per secoli l’oggetto del desiderio tra il Vescovo di Fossombrone e Rocca Contrada (Arcevia).
Una rivalità con colpi di scena degni di Il Trono di Spade: nel 1408, il nipote del vescovo, Conte Raniero di Taddeo dei Ranieri di Pesaro, prese il controllo del castello ma la festa durò poco.
Leggenda vuole sia stato ucciso dagli abitanti di Nidastore esasperati dalla imposzione dello jus primae noctis (sì, quel diritto medievale sulle spose novelle).
Nel 1462, il castello tornò finalmente a Rocca Contrada per volere di Papa Pio II, con l'obbligo di riedificare quanto precedentemente distrutto mantenendo la antecedente struttura, una ristrutturazione che oggi ci permette di ammirare mura ben conservate contenenti case appoggiate alle fortificazioni e portali rinascimentali che fanno sognare.
La primavera delle colline
Ostra

In questa terra di dolci colline e del Verdicchio, Ostra si gode la vista sulla valle del Misa collezionando riconoscimenti: Città del Vino, Città del Miele e Bandiera Arancione, che evidenziano le potenzialità di questa antica cittadina marchigiana.
Fondata da profughi romani in fuga dai Goti, Ostra si chiamava Montalboddo, ma nel 1881 decise che era ora di cambiare nome. Oggi sfoggia mura medievali di 1200 metri con torri quadrate (ne avanzano ancora nove) e una Piazza dei Martiri dove c’è di tutto: il Municipio neoclassico, la Torre e il Teatro La Vittoria, con macchinari scenici antichi ma ancora in forma e la Chiesa di San Francesco, un mix di gotico, barocco e capolavori di pittori locali.
Peccato per la Chiesa di San Giovanni, distrutta in guerra della quale rimane solo la torre dell’orologio, che una volta era il campanile.
Ostra è anche regina del gusto: miele (di tutti i tipi, pure quello che le api fanno per sbaglio), olio extravergine di oliva "raggia", salumi, formaggi e ovviamente il Verdicchio DOC (perché senza vino, che festa è?).
Corinaldo

Inserito tra i Borghi più belli d'Italia , Paesi Bandiera Arancione, Destinazione Turistica d'Eccellenza Europea, comune Ciclabile FIAB, Comune Amico del Turismo Itinerante e Bandiera Gialla di A.C.T. Italia è sicuramente uno dei borghi più belli e rinomati delle Marche, ma non solo.
In sintesi, una meta imperdibile delle Marche!
Con i suoi 912 metri di cinta muraria (le più imponenti delle Marche!), Corinaldo è una roccaforte che ha rimbalzato persino il Duca di Urbino, che nel 1517 provò ad assediarla... e fallì miseramente. Merito anche dell’architetto Francesco Di Giorgio Martini, che le ha disegnate con tanto di torri, bastioni e un baluardo affilato come un coltello.
La Contesa del Pozzo della Polenta, una rievocazione storica dove si sfidano a suon di costumi d’epoca ricorda il suddetto assedio, condotto dallo spodestato Duca di Urbino Francesco Maria I della Rovere che aveva assediato la città per venti giorni senza successo
La Piaggia (detta anche "Cento Scale") Una scalinata ripida e scenografica che collega la parte bassa del borgo alla Piazza del Terreno, perfetta per chi vuole bruciare le calorie dei Vincisgrassi appena mangiati, è animata dal Pozzo della polenta, attore principale della celebre rievocazione storica.
Qui è nata Santa Maria Goretti, oltre alla casa natale della Santa è presente l’ominimo santuario che custodisce una sua reliquia.
Da non perdere infine la Festa delle Streghe che trasforma il borgo in una città delle fattucchiere dove si magia, mistero, gioco e gastronomia allietano i giorni di Halloween. Annullata nel 2024 torna nel 2025 più bella e divertente che mai.
La Casa di Scuretto
Questa è la “casa” di Scuretto, al secolo Gaetano, calzolaio, uomo semplice ed eccellente bevitore. Il figlio, emigrato in America, gli mandava regolarmente dei soldi per costruire una casa, a Corinaldo, dove tornare un giorno ad abitarvi. Scuretto i soldi se li beveva regolarmente nelle osterie del borgo, finché il figlio, insospettitosi, chiese una foto della casa. Scuretto allora fece costruire solo la facciata, con tanto di numero civico, e si fece fotografare di fronte, come affacciato ad una delle finestre. La casa o meglio la facciata, oggi è ancora qui, incompiuta, anche perché i soldi non arrivarono più.”
Il percorso, che ci riporta progressivamente verso le sponde adriatiche, prevede la visita di borghi sempre più grandi ed affascinanti, oltre che rinomati, in un crescendo emzionale che non può che evidenziare la ricchezza, storica, culturale e naturale della regione Marche.
Mondolfo

Immagina un posto dove collina e mare si danno la mano, dove le mura medievali fanno da cornice a panorami mozzafiato e dove la cucina ti fa scegliere tra spaghetti di farina di fava e garagoj (molluschi così buoni che gli dedicano una sagra!).
Questo è Mondolfo, uno dei Borghi più belli d’Italia, che insieme al suo alter-ego costiero, Marotta, forma una combo perfetta: il meglio della terra e del mare!
Il nome viene deriva dall'antico "Monte di Off" (un signorotto feudale che qui comandava prima che arrivassero i Malatesta) ed è dotato di una doppia cinta muraria, perché una non bastava, delle quali la prima è addirittura bizantina (VI secolo) che racchiude la piazza centrale, cuore dell’antico castello, a forma di raggiera.
Bastione di Sant’Anna e Giardino Martiniano

*"Ordinorno doi mine alla uolta del tramontar del sole..."*
Così, con un’annotazione quasi poetica, un cronista anonimo ci racconta l’episodio più drammatico dell’assedio di Mondolfo del 1517, quando le truppe di Lorenzino de’ Medici, con astuzia e forza, scavarono due lunghe gallerie sotto le mura "cento passi l’una dall’altra" per far saltare in aria il torrione detto "del Forno", chiamato così per la presenza di un forno pubblico nelle sue vicinanze.
Le strategie difensive non bastarono a fermare il disastro: quando le micce vennero accese, una quantità impressionante di polvere da sparo scagliò in cielo l’intera torre "dalli fondamenti", insieme a enormi macigni "più de uno tirar de archo" pezzi così grossi "come buoi", scrive il testimone con vivida efficacia.
Con la torre ridotta in frantumi, Mondolfo dovette adeguarsi alle nuove esigenze della guerra rinascimentale, intorno alla metà del Cinquecento, mentre i Sangallo fortificavano Fano, anche il Castello di Mondolfo si dotò di un moderno bastione verso sud-ovest: il Bastione di Sant’Anna.
Non più una semplice torre medievale, ma una struttura ampia, robusta e funzionale, progettata per ospitare cannoni e artiglieri, con troniere ben protette da cui rispondere al fuoco nemico.
Sebbene non sia opera diretta del grande Francesco di Giorgio Martini, che pure aveva rivoluzionato le difese di Mondolfo con la sua imponente Rocca, il nuovo bastione risentiva della sua influenza, frutto di quell’evoluzione che trasformò le fortezze in vere macchine da guerra.

Ma i tempi cambiano, e così anche le necessità. Quando le armi tacquero, il Bastione di Sant’Anna perse la sua funzione militare e divenne…nun delizioso giardino!
Dal 1650, infatti, fu annesso al Monastero di Sant’Anna, dove le monache in clausura coltivavano ortaggi, fiori e persino agrumi in una limonaia in muratura, un’oasi di pace e profumi, lontana dai rombi dei cannoni.
E oggi?
Quel luogo di preghiera e coltivazione è diventato l’attuale "Giardino Martiniano", un omaggio all’architetto che, oltre a essere un genio della guerra, fu anche un teorico del giardino all’italiana, con le sue geometrie armoniose e rigorose.
Così, tra esplosioni rinascimentali e limoni profumati, la storia di Mondolfo ci regala un viaggio affascinante dalla polvere da sparo al profumo dei fiori, perché a volte, persino dalle macerie, nascono giardini.
Non possiamo infine non citare il premio Spiga Verde 2023 per lo sviluppo rurale sostenibile, conquistato da Mondolfo; qui si rispetta l’ambiente e si mangia benissimo, la combinazione perfetta!
Mondavio
Se cercate un posto dove le mura medievali sono ancora in "modalità difesa", ma i cannoni sono (per fortuna) solo decorativi e la cena rinascimentale è servita con tanto di arcieri in costume, allora Mondavio è la vostra meta!
In risalita dal mare verso la catena appenninica in quel già citato crescendo emozionale che stà per raggiungere il picco, inziamo la visita di questo straordinario borgo e delle sue numerose gemme, neanche tanto nascoste, all'interno delle solide ed immacolate mura difensive.
La Rocca Roveresca
La Rocca Roveresca, vera star del borgo è stata progettata dal "solito" genio militare Francesco di Giorgio Martini, così ben conservata che sembra uscita ieri da un cantiere rinascimentale; ma anche così imponente da avere fatto più che resistere agli attacchi nemici, infatti tale il timore che infondeva al nemico da non avere mai subito un attacco. "Che facciamo, attacchiamo? No No, meglio lasciar perdere".
Al suo interno troviamo il museo con armi e armature dal '400 al '700, oltre al parco delle macchine da guerra: catapulte, trabucchi e bombarde a grandezza naturale;perché qui la storia non è noiosa, è interattiva!
E poi c’è tutto il resto, Palazzi storici come il Palazzo Malatesta, la Chiesa di San Francesco e il bellissmo Teatro Apollo (costruito sopra una chiesa, perché il divertimento è sacro), il Museo Civico con un dipinto del Trecento di Olivuccio da Camerino e viste panoramiche che spaziano dall’Adriatico all’Appennino
Teatro Apollo
Per visitare (quasi) tutto c’è il biglietto cumulativo che comprende la Rocca, Il teatro Apollo e il Museo civico, quanto basta sicuramente per restare a bocca aperta; pronti per assaggiare i Tacconi, piatto tipico di Mondavio, ovvero una pasta simil tagliatella fatta con farina di fave e condita con sugo di pomodoro e soffritto d’aglio o di Lardo.
Chiostro di san Francesco e Museo Civico
Attenzione però, perché sono almeno 5 i borghi che rivendicano la paternità del suddetto piatto, tanto che si sono avute anche delle risse da taverna per stabilire chi aveva ragione
Ricordiamo infine la "Caccia al Cinghiale" di metà agosto: una festa rinascimentale con banchetti, cortei, arcieri e fuochi d’artificio, il tutto per celebrare Giovanni della Rovere che, diciamocelo, sapeva fare le cose in grande!
Colline Marchigiane
CAstello della porta di Frontone

Se i muri del Castello di Frontone potessero parlare, avrebbero storie da vendere; questo borgo arroccato sotto il Monte Catria è un vero e proprio libro di storia a cielo aperto, dove ogni popolo dagli Umbri ai Galli, dai Romani ai Longobardi - ha lasciato la sua testimonianza sotto forma di reperti archeologici.
Nato nell'XI secolo come "posto strategico" (leggi: conteso da tutti), è un gioiello di architettura militare.
I Malatesta ci hanno provato a conquistarlo nel 1445, ma il Duca Federico da Montefeltro li ha mandati a casa a gambe levate. Risultato? Una bella ristrutturazione firmata Francesco di Giorgio Martini (il "Geppetto" delle fortezze rinascimentali).
Nel 1530, il Duca della Rovere regalò il feudo a Gianmaria Della Porta, un nobile modenese, che diventò Conte di Frontone. Peccato che Napoleone e Papa Pio VII abbiano poi cancellato i privilegi feudali... ma il titolo nobiliare è rimasto!
Oggi Dopo secoli di battaglie e nobili passaggi di proprietà, è finito al Comune ed è diventato un poliedrico spazio eventi: matrimoni, convegni, banchetti (fino a 150 persone, prenotazioni alla Pro Loco, please!).
Monastero di Fonte Avellana

Nascosto tra le verdi pieghe del monte Catria, dove le colline di Pergola e Sassoferto si fanno carezzevoli compagne, sorge il Monastero di Fonte Avellana, un gioiello di spiritualità e arte, custode di secoli di preghiera, inchiostro e silenzio.
Fondato nel 980 d.C. come umile eremo da un pugno di asceti assetati di Dio, nel tempo si è trasformato in un complesso monastico maestoso: dal chiostro dalle linee austere, alla cripta avvolta da un’oscurità sacra, alla sala del Capitolo, dove un tempo i monaci decidevano le sorti della comunità, allo Scriptorium, con i suoi antichi codici; qui la pietra racconta storie di fede e potere, di decadenza e rinascita. Le celle monastiche, sobrie e accoglienti, invitano ancora oggi chi desidera sperimentare la Regola di San Romualdo: preghiera, solitudine, meditazione.
Elevato ad abbazia nel 1325, Fonte Avellana divenne un crocevia di potere e cultura, finché le commende, quelle istituzioni che svuotavano i monasteri per arricchire cardinali e nobili, non ne dispersero le ricchezze. Eppure, persino in quell’epoca di decadenza, uomini come Giuliano della Rovere (il futuro Papa Giulio II) lasciarono qui tracce della loro grandezza; soppresso da Napoleone e poi dal Regno d’Italia, il monastero ha ritrovato infine la sua vocazione grazie ai monaci camaldolesi, che ne hanno riannodato i fili della storia.
Concludiamo questo lungo viaggio in terra marchigiana, prima di varcare il vicino confine umbro, con un tocco di poesia, sappiate che la tradizione vuole che Dante Alighieri, esule a Gubbio nel 1318, abbia varcato queste soglie; forse fu proprio qui che il Sommo Poeta, ammirando il monte Catria, scrisse nel Paradiso (Canto XXI):
«Tra due liti d’Italia surgon sassi,
e non molto distanti a la tua patria,
tanto che i troni assai suonan più bassi,
e fanno un gibbo che si chiama Catria,
di sotto al quale è consecrato un ermo,
che suole esser disposto a sola latria»
Non perdetevi i borghi e i castelli visitati nella prima parte di questo viaggio di due giorni nella provincia di Ancona, in questa infinita e meravigliosa regione conosciuta con il nome di Marche.
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