
Benvenuti in un viaggio di due giorni attraverso secoli di storia, natura e autenticità nella provincia di Ancona, tra le morbide colline che degradano dagli Appennini al mare Adriatico, dove si nasconde un patrimonio di borghi medievali, rocche imponenti e paesaggi da cartolina; qui, dove il tempo sembra essersi fermato si cammina su vicoli lastricati al cospetto di mura antiche, scortati da torri che sfidano i secoli, ammirando panorami che si perdono tra vigneti, uliveti e il luccichio lontano del mare.
Questo è un cammino dedicato alla scoperta di un territorio ricco di fascino, dove ogni paese racconta una storia diversa e ogni collina trasmette una nuova emozione.
Dalla suggestione della gola di Frasassi e la magia del Tempio del Valdier, ai borghi come Sassoferrato e Arcevia scortati da antichi manieri, arroccati sui colli, come Castiglioni e Avacelli; dalle perle di Mondavio e Corinaldo ai villaggi meno conosciuti ma ugualmente incantevoli come Serra san Quirico, Genga o Ostra, inseguendo le tracce di antiche abbazie nascoste tra i colli come quella di Sant’Urbano e i suoi misteri, vi porteremo lungo un itinerario fatto di arte, tradizioni e sapori indimenticabili. Pronti a partire?
VIDEO, MAPPA E GPX DELL'ITINERARIO FINE PAGINA
Sassoferrato

Sassoferrato è la prima tappa del nostro lungo viaggio; sotto un cielo azzurro, la magia di una rigogliosa primavera e il fresco dell'aria mattutina, iniziamo l'esplorazione di questo borgo che si erge sulla collina al cospetto della cresta appeninica dominata dal Monte Cucco.
Qui, presso l'antica Sentinum (oggi Sassoferrato), si consumarono due epiche battaglie che segnarono il destino della penisola italiana.
Nel luglio del 295 a.C., durante la Terza Guerra Sannitica, si affrontarono qui gli eserciti della Repubblica Romana, guidati dai consoli Quinto Fabio Massimo Rulliano e Publio Decio Mure, e una potente coalizione italica di Sanniti, Galli, Etruschi e Umbri al comando di Gellio Egnazio.
Lo scontro, passato alla storia come "Battaglia delle Nazioni", vide il sacrificio estremo di Decio Mure, che consacrò la propria vita agli dèi con il rito della devotio, (per la quale il comandante dell'esercito romano si immolava agli Dei dell’oltretomba per ottenere, in cambio della propria vita, la salvezza e la vittoria dei suoi uomini).
La vittoria romana, ottenuta a caro prezzo, segnò una tappa cruciale nell'ascesa di Roma verso il dominio della penisola.
Otto secoli dopo, nel luglio del 552 d.C., queste stesse terre furono teatro di un'altra battaglia decisiva: alle falde del Monte Strega, l'esercito bizantino di Narsete sconfisse i Goti di Totila durante la Guerra Gotica, Il re goto, gravemente ferito nello scontro, trovò la morte durante la fuga verso l'Umbria. Questo episodio segnò l'inizio della riconquista giustinianea dell'Italia.
Ancora oggi i terreni attorno ai resti archeologici della antica Sentinum restituiscono testimonianze di questi epici scontri: armi, finiture equine e frammenti di armature riaffiorano regolarmente durante le lavorazioni agricole, offrendo preziosi indizi sulle grandi battaglie del passato.
Per gli appassionati di storia antica e medievale, Sentinum rappresenta un luogo di straordinario valore, dove ripercorrere le tappe fondamentali che hanno plasmato l'identità italiana.
Rocca Albornoz

Imponente baluardo militare del XIV secolo, la Rocca Albornoz domina il territorio dall'alto con la sua maestosa presenza, diventando il simbolo indiscusso della città; voluta nel 1365 dal cardinale Egidio Albornoz, legato pontificio incaricato di ripristinare la linea difensiva dello Stato Pontificio nell’imminenza del ritorno del Papa a Roma dalla attuale sede di Avignone, la fortezza fu finanziata con i proventi della confisca dei beni alla potente famiglia degli Atti di Sassoferrato, ribellatasi al potere papale.
Nel corso dei secoli, la rocca ha subito numerosi interventi di restauro, testimoniando la sua continua importanza strategica come avamposto difensivo, gli ultimi lavori di recupero hanno riportato alla luce tracce del suo glorioso passato come i reperti ceramici di produzione locale del XVI secolo e i resti di artiglieria e dispositivi militari.
Oggi, nonostante il tempo trascorso, la rocca conserva intatto il suo fascino austero, offrendo ai visitatori la possibilità di immergersi in un passato ricco di storia e suggestione.
La meta succesiva prevista sull'itinerario preimpostato, e che trovate comunque nella mappa, è la movimentata cittadina di Fabriano, ma il caos tipico del sabato mattina ci consiglia di proseguire verso la meta successiva.
Ci arrampichiamo quindi sulle colline marchigiane e la loro ammaliante tranquillità per arrivare al cospetto della nuova meta.
Castello di Precicchie

Il più piccolo castello della Vallesina, le cui origini risalgono al XI secolo, sorge maestoso su un dirupo, da cui deriva il suo nome latino “Praecep” (dirupo), arroccato a 535 metri s.l.m., questo borgo fortificato conserva intatto il suo fiero passato medievale, racchiuso in un possente nucleo difensivo.
Il castello poggia su speroni di roccia calcarea, con alte mura a sud e un imponente manufatto a est a protezione della porta d’accesso.
La difesa è ulteriormente potenziata da due contrafforti triangolari, che impediscono l’avvicinamento alle mura e rafforzano la struttura.
La via principale, larga 2,80 metri, si snoda in senso antiorario lungo le mura interne fino alla sommità, dove svetta il cassero e si apre la piazza con la chiesa di Santa Maria delle Grazie (XIV secolo).
Intorno, stretti vicoli di appena 2 metri accolgono pittoresche case in pietra locale, creando un’atmosfera d’altri tempi.

L’Associazione Il Castello di Precicchie, con il patrocinio del Comune di Fabriano, anima il borgo con eventi suggestivi:
- Presepio Vivente (periodo natalizio), una rappresentazione immersiva tra le antiche mura.
- Palio dei Campanari (ultima settimana di agosto), dove i migliori campanari della zona si sfidano a colpi di campana.
- Rappresentazioni in costume, taverne medievali e spettacoli che rievocano la vita del passato.
- Premio annuale di critica cinematografica e televisiva “Castelli dell’Alta Marca Anconetana”, un riconoscimento culturale di prestigio.
La prossima meta in effetti non era prevista nella stesura orginale, oltretutto non fa parte della provincia di Ancona ma di quella di Macerata nella quale sconfiniamo per pochi chilometri; una scoperta decisamente suggestiva, come spesso accade quando ti fai tentare dalle indicazioni impreviste. E comunque con una abbazia naascosta tra le colline delle marche si va a colpo sicuro.
Abbazia di sant'Urbano

Nascosta tra le colline marchigiane, l'Abbazia di Sant'Urbano si trova nel comune di Apiro (Macerata), sulla sponda sinistra del torrente Esinante, nella Valle di San Clemente,.
Fondata tra il X e XI secolo, è citata per la prima volta in un documento del 1033, consacrata nel 1086, ebbe grande importanza religiosa e civile, controllando numerose chiese e il castello di Sant'Urbano. Nel 1219 passò sotto la giurisdizione di Jesi; nel 1227, dopo conflitti con Apiro, parte della chiesa fu distrutta, ricostruita nel XIII secolo, divenne un rifugio per pellegrini diretti a Roma.
Nel 1441 fu unita all'Abbazia di Valdicastro e gestita dai Camaldolesi fino al 1665; acquisita dai Doria Pamphili (1810), fu poi venduta (1868) e gestita da famiglie locali. Nel 1966 passò al Comune di Apiro e, dopo un restauro (1992), divenne un centro ricettivo.
L'Occhio Luminoso
Da oltre mille anni, un misterioso fenomeno luminoso si verifica il 25 maggio (festa del patrono) e il 19 luglio (per simmetria col solstizio): alle 7:15 del mattino, un raggio di luce entra da un'apertura sopra l'abside e si sovrappone perfettamente a un cerchio inciso su una colonna, scomparendo alle 7:41. Lo stesso accade nella cripta, dove un altro raggio illumina un cerchio alla base di una colonna unica.
Il significato del cerchio è dibattuto: c'è chi lo lega a poteri taumaturgici (guarigione dal mal di testa) e chi lo interpreta come simbolo eucaristico.
L'evento continua ad affascinare visitatori e studiosi.
Serra San Quirico

Le origini di Serra San Quirico sono incerte, con tracce di insediamenti preromani, I Romani vi stabilirono un presidio militare per controllare la Gola della Rossa.
Distrutta durante le invasioni barbariche, nel Medioevo entrò a far parte dell'Esarcato di Ravenna e poi della Marca Carolingia; nel XI secolo, San Romualdo contribuì alla rinascita del paese con la costruzione della chiesa dedicata a San Quirico.
Nel 1228, Serra strinse alleanze con Massaccio (Cupramontana) e nel 1231 si sottomise a Jesi. Nel 1260, conquistando il castello di Sasso, acquisì maggiore importanza divenendo pochi anni dopo un Libero Comune sotto la Santa Sede.
Fortificata nel XIV secolo, fu espugnata da Francesco Sforza nel 1444.
Dal XV secolo, molti abitanti si dedicarono alla lavorazione del salnitro per la polvere da sparo, attività durata fino all'Unità d'Italia.
Nel XVII secolo, lo Stato Pontificio revocò gli statuti locali, segnando la fine delle libertà comunali, in questo periodo fu costruita la chiesetta della Madonna di Loreto per proteggere i viandanti dalla Gola della Rossa, dando origine all’odierna Serra San Quirico Stazione.
Nel 1841 papa Gregorio XVI visitò il borgo, e nel 1865 vi passò il primo treno della linea Ancona-Roma.
Abbazia di San Vittore alle Chiuse
Immagina un posto dove i monti fanno da guardia del corpo a un’abbazia così ben nascosta che persino Google Maps potrebbe avere un momento di panico, ecco, San Vittore delle Chiuse è proprio così: un gioiello romanico costruito dai Longobardi nel X secolo e infilato nella Gola di Frasassi come un diamante in uno scrigno di roccia.

Alture che la abbracciano così stretta da non lasciarla scappare, da questo deriva il nome "Chiuse", che non è un modo di dire: è proprio sepolta tra le montagne. Suggestivamente.
Datata XI secolo ma con una ricostruzione del XIV-XV secolo fatta senza stravolgere l’originale, presenta una pianta a croce greca, cinque absidi e una torre e interni bui e privi di decorazioni.
L’abbazia, uno dei monumenti più significativi delle Marche, non ci risparmia nemmeno un pizzico di mistero, grazie al simbolo dell’infinito rovesciato scolpito vicino all’altare del quale si ignora la paternita; Chi l’ha scolpito? I Templari? Un monaco distratto? Un artista longobardo che aveva bevuto troppo idromele? Mistero!
Nel caso qualcuno possa risolvere il mistero, ce lo faccia sapere!
Tempio del Valadier

E’ probabilmente il luogo più spettacolare della regione, qui la natura fa da cornice a due suggestive creazioni umane restando comunque protagonista, grazie al sistema di caverne che fa parte delle Grotte di Frasassi e che accoglie al suo ingresso l’affascinante Tempio del Valadier.
Nel 1828, Papa Leone XII decise di costruire una chiesetta dentro una grotta, dedicata alla Vergine Maria, incaricando l’architetto Giuseppe Valadier, il più importante architetto del periodo, che progettò un tempio ottagonale con una cupola di piombo.
Il travertino necessario alla sua realizzazione fu estratto non lontano da li, (una sorta di km 0 ante litteram), al suo interno, troneggiava una Madonna con Bambino della bottega di Canova, sostituta recentemente con una copia fedele; l’originale è al Museo di Genga.
All’interno delle grotte che si aprono dietro il tempio e durante i lavori di costruzione, sono stati rinvenute testimonianze risalenti all’età del ferro e al X secolo, quando le grotte ospitarono le popolazioni della zona terrorizzate dalle incursioni barbariche soprattutto provenienti dalla attuale Ungheria
Eremo di Santa Maria Infra Saxa
Del suggestivo contesto fa parte anche l'eremo di Santa Maria Infra Saxa, costruito intorno al XI secolo nella cavità che ospita il tempio del Valadier; incastonato nella parete della grotta fu inzialmente un monastero femminile di clausura per monache Benedettine.
Genga

Nascosto tra le pieghe delle Marche più autentiche, il borgo di Genga, castello medievale in miniatura, abbarbicato su uno sprone roccioso, non è solo la culla di Papa Leone XII (un uomo che, evidentemente, sapeva scegliere i panorami), ma anche la porta d’accesso a uno dei paradisi naturalistici più spettacolari d’Italia: le Grotte di Frasassi.
Piccolo borgo ma con grandi aspirazioni e potenzialità , Genga è bandiera Arancione del Touring Club, e nei dintorni abbiamo una miriade di piccoli gioielli unici come le già citate Grotte di Frasassi, e gli appena recensiti Abbazia di san Vittore alle Chiuse, che aspira ad essere riconosciuta Patrimonio UNESCO, Il Tempio del Valadier e Il Castello di Pierosara, con la sua torre longobarda e la leggenda d’amore; Oltre a Musei che custodiscono opere di Canova, trittici quattrocenteschi e persino un ittiosauro
Castello di Avacelli

In un viaggio intenso che, per oggi, si avvia alla fine, raggiungiamo questo castello arroccato a 485 metri d’altezza, tra fossi e torrenti che giocano a nascondino con il fiume Misa; un luogo dove la storia si è divertita a mischiare leggende, battaglie e beghe amministrative.
Il nome Avacelli potrebbe derivare da"Labes" (frana, luogo scosceso) o “Lavacrum" (bagno, fonte), forse per via di qualche sorgente miracolosa, fatto sta che questo borgo Longobardo nacque nel Ducato di Spoleto, al confine con i territori Bizantini, in una zona così strategica da attirare le “attenzioni” di chiunque.
La prima citazione della villa di Avacelli è del 1248 mentre nel 1400 diventa una fortezza grazie alla costruzione della cinta muraria dotata di torri e una porta di ingresso ad arco acuto.
Nel 1407 viene conquistato da Lodovico Migliorati che assedia la vicina Rocca Contrada (oggi Arcevia), ma poi Braccio da Montone lo libera e diventando signore di Rocca Contrada; con la morte del condottiero Avacelli torna sotto il dominio della Chiesa, che lo affida a Ludovico Colonna, poco prima che lo stesso torni sotto il controllo di Rocca Contrada.
Come per gli altri castelli dell’Arceviese mantenne una relativa autonomia praticamente fino alla unità d’Italia; indipendenza che perde nel 1861 con l’annessione ad Arcevia, scatenando il malcontento degli abitanti dovuto probabilmente alla distanza dal capoluogo, alle strade malmesse e alle tasse troppo alte.
Nel 1867, provano a unirsi a Serra San Quirico (perché lì c’era la ferrovia), ma la richiesta viene respinta. Alla fine, però, Arcevia migliora le strade, e Avacelli si rassegna a rimanere dove sta.
Castello di Castiglioni

Ai confini del territorio di Serra de’ Conti, come un guardiano silenzioso di secoli, sorge il Castello di Castiglioni, le cui origini si perdono nel tempo ma si concretizzano già nel 1289 come castellare. La sua nascita è probabilmente legata all’abbandono del vicino Castello di Fossaceca, di cui sembra raccogliere l’eredità strategica e difensiva.
Fu però agli albori del Quattrocento che assunse le sembianze di un vero e proprio baluardo, grazie alle fortificazioni organiche volute dal Comune di Rocca Contrada (sempre Arcevia) per proteggere gli abitanti dalle turbolenze belliche dell’epoca; non a caso, tra le sue mura passò anche il celebre condottiero Braccio da Montone, lasciando un’impronta nella sua storia travagliata.
Oggi, Castiglioni conserva intatto il suo fascino medievale: le mura possenti, ancora splendidamente integre, e le due porte fortificate evocano atmosfere d’altri tempi, mentre la chiesa parrocchiale di Sant’Agata custodisce autentici tesori; al suo interno, spiccano la Madonna del Rosario (1589), e un Crocifisso ligneo del XV secolo, testimonianza di devozione e arte.
Un luogo che non è solo pietra e memoria, ma un vero scrigno di emozioni, pronto a incantare chiunque vi si avventuri e che, con la sua atmosfera tranquilla e la magia che senti nell’aria, ci regala l’emozione più intensa della giornata.
La prima parte del viaggio alla (ri) scoperta dei Castelli e dei Borghi della provincia di Ancona finisce qui, ci attende il giusto riposo a ridosso della spiaggia carezzata dalle onde dell'adriatico preceduta da una gustosa cena a base di pesce.
Domani saranno ancora borghi e castelli, stavolta dal mare ai monti!

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