
Un territorio antico, dove il tempo sembra essersi cristallizzato tra le pietre dei suoi borghi medievali, dove ogni vicolo racconta una storia antica e ogni panorama lascia senza fiato.
Un cammino nel nord della regione seguendo un itinerario che unisce arte, spiritualità e paesaggi mozzafiato.
Un percorso che ha inizio a Umbertide, cittadina adagiata lungo il Tevere, dove le antiche mura racchiudono tesori d’arte e una vivace atmosfera di provincia.
Da qui, ci spingeremo verso Gubbio, con il suo imponente Palazzo dei Consoli e le stradine che si arrampicano sul Monte Ingino, proseguendo poi verso Gualdo Tadino e la sua fortezza e Nocera Umbra, borgo medievale incastonato tra i monti.
Un viaggio che è un invito a rallentare, a immergersi nella bellezza senza tempo dell’Umbria, tra borghi, castelli, pievi romaniche, antiche tradizioni e panorami che sembrano usciti da un dipinto.
VIDEO, MAPPA E GPX DELL'ITINERARIO A FINE PAGINA
Umbertide

Inizia dalla rocca trecentesca il nostro percorso per le vie di Umbertide le cui radici affondano nella notte dei tempi, quando i primi insediamenti umani sorsero in quel lembo di terra dove il Tevere piega il suo corso verso destra, come testimoniano i significativi reperti archeologici rinvenuti nel castelliere di Monte Acuto.
Rilevanti sono le tracce lasciate dalla civiltà romana, rintracciabili sulle alture di Polgeto, lungo la sponda destra del fiume, e nell’area circostante la chiesa di Santa Maria.
La rinascita della città, ancora oggi incerta, viene tradizionalmente collocata tra il IX e il X secolo, quando assunse il nome di Fracta filiorum Huberti o più semplicemente Fratta.
Certo è che la prima menzione documentaria dell’esistenza di Fratta risale al 12 febbraio 1189, allorché il marchese Ugolino di Uguccione, signore di Castiglione Ugolino e della stessa Fratta, decise di sottomettersi pacificamente a Perugia, atto solenne che segnò la fine di ogni velleità di alleanze con le potenti signorie toscane, chiudendo così un capitolo di ambizioni politiche autonome.
Nei tumultuosi anni del Quattrocento, la storia di Fratta si intrecciò con quella dei grandi condottieri dell’epoca: fu qui, infatti, che Braccio da Montone, figura emblematica del Rinascimento italiano, inflisse una decisiva sconfitta a Cesare di Capua, valoroso capitano di ventura al servizio di re Ladislao di Napoli, in uno scontro che contribuì a ridisegnare gli equilibri di potere nella regione.
Nei secoli successivi, la cittadina divenne oggetto di contesa tra Perugia e lo Stato Pontificio, trovandosi al centro di una lotta per il predominio che ne plasmò il destino politico e amministrativo.
L’Ottocento vide Umbertide partecipare con slancio patriottico alle grandi vicende risorgimentali: molti suoi abitanti, animati da fervore garibaldino, presero parte come volontari alle epiche Campagne dei Mille e dell’Agro Romano nel 1867, scrivendo una pagina di coraggio nella storia dell’unificazione italiana.
All'inizio del XX secolo un ambizioso progetto avrebbe potuto mutare radicalmente le sorti della città: la costruzione di una ferrovia diretta a Forlì, concepita come volano di sviluppo economico e sociale, ma lo scoppio della Grande Guerra e una serie di veti locali (Arezzo fu accusata, a torto o a ragione, di essere invidiosa del possibile sviluppo economico di Umbertide) oltre a difficoltà logistiche ne impedirono la realizzazione, lasciando che l’idea naufragasse nell’oceano delle occasioni mancate, sepolta sotto il peso delle circostanze e delle contingenze storiche.
Da vedere:
Centro Storico e Architetture Civili
- Rocca Medievale (1385): Simbolo della città, oggi sede di mostre d'arte contemporanea.
- Piazza del Mercato e Parco della Reggia: Area riqualificata con una pista ciclabile lungo il torrente Reggia.
- Teatro dei Riuniti: Storico teatro cittadino.
- Castello di Civitella Ranieri (3 km dal centro): Immerso in un bosco, è un affascinante esempio di architettura fortificata.
Chiese e Luoghi di Culto
- Collegiata di Santa Maria della Reggia (XVI sec.): A pianta ottagonale, custodisce la *Trasfigurazione* del Pomarancio.
- Chiesa-Museo di Santa Croce: Ospita la celebre *Deposizione* di Luca Signorelli.
- Convento di Santa Maria della Pietà (XV sec.): Con opere attribuite al Pinturicchio.
- Abbazia di San Salvatore di Monte Corona (XI sec.): Fondata da San Romualdo, con una suggestiva cripta e affreschi medievali.
- Eremo Camaldolese (XVI sec.): In quota (705 m), raggiungibile attraverso un percorso tra boschi di castagni.
Siti Archeologici
- Tomba del Faggeto e Tomba di Sagraia: Tombe etrusche del II-I secolo a.C.
Civitella ranieri
Abbandonata Umbertide al suo assolato sabato del villaggio ci dirigiamo verso la prossima tappa, quella principale della giornata, ma prima di raggiungerla effettuiamo una breve sosta in un luogo che ha attirato la nostra attenzione dutrante la compilazione dell'itinerario, situtato non lontano dalla stessa cittadina e sulla direttrice di viaggio.

Il maestoso Castello Ranieri, tra le fortificazioni meglio conservate d'Umbria, affonda le sue origini al 1053, come attestato da un documento che cita la Chiesa di San Cristoforo nel territorio di Civitella, l'attuale struttura cinquecentesca, racchiusa nella caratteristica "civitella" (borgo fortificato), mostra ancora lo stemma Ranieri del 1519 nel cortile interno.
Originariamente feudo medievale, ospitava una comunità rurale di 20-30 famiglie sotto protezione signorile, costituendo un avamposto strategico nel sistema difensivo tra Perugia, Gubbio e Città di Castello.
Con la pacificazione del '500, i Ranieri trasformarono la fortezza in dimora nobiliare, arricchendola di opere d'arte e aggiungendo nel 1730 la statua del condottiero Ruggero Cane.
Nel Settecento, Costantino Ranieri modernizzò ulteriormente la struttura: colmò i fossati, creò giardini all'italiana e aprì panorami sulla Valle del Tevere; dopo l'abolizione del feudalesimo (1817) e l'Unità d'Italia (1861), il castello divenne un'azienda agricola mezzadrile.
Oggi l'edificio conserva tracce della sua storia multiforme: il Granaio è diventato residenza-studio, le scuderie ospitano una galleria d'arte, mentre l'ex podere Castrabecco è stato riconvertito in atelier per artisti.
La chiesa interna, ancora dedicata a San Cristoforo, rimane testimone dell'originario insediamento medievale precedente all'attuale castello.
Gubbio
La nostra nuova meta, che raggiungiamo dopo circa 25 chilometri di veloce strada collinare, conosciuta anche come la "città di pietra", si adagia con austera eleganza sulle pendici del monte Ingino, conquistando il visitatore con l'immediato impatto del suo profilo medievale, dove un intricato dedalo di vicoli lastricati e stradine silenti invita a perdersi in un viaggio attraverso i secoli.
Il Teatro Romano
Appena fuori dalle mura medievali di Gubbio, e a ridosso di uno dei parcheggi principali della cittadina che utilizziamo per il nostro mezzo, il Teatro Romano (I secolo a.C.) è una delle testimonianze meglio conservate dell’epoca augustea; costruito tra il 55 e il 27 a.C. conserva ancora oggi le arcate inferiori, parte di quelle superiori, la cavea (capace di ospitare fino a 6.000 spettatori) e la scena con le sue eleganti nicchie.
Gli scavi, iniziati già nel Quattrocento, hanno riportato alla luce splendidi mosaici, il più celebre, raffigurante un leone che attacca un leopardo, fu scoperto nel Cinquecento dai conti Gabrielli, proprietari dell’area; Portato a Roma e poi venduto a un nobiluomo inglese, oggi è esposto nella Holkham Hall, residenza dei conti di Leicester.
Accanto al teatro, un piccolo ma interessante museo archeologico espone reperti umbri e romani, tra cui i mosaici della Domus del Banchetto, poco distante, il Mausoleo di Pomponio Grecino, prefetto romano della città (I secolo a.C.), fu ritenuto in passato la tomba del re illirico Genzio; la camera sepolcrale, con la sua volta a botte, è ancora perfettamente conservata
Briciole di storia
Gubbio, favorita dalla sua posizione geografica e dalla fertilità del territorio, fu abitata fin dalla preistoria, come dimostrano reperti del Paleolitico e dell’Età del Bronzo. Antico centro umbro-etrusco (Ikuvium), raggiunse il suo apice con le Tavole Eugubine (III-I sec. a.C.), importanti documenti bilingui che ne attestano l’autonomia. Alleatasi con Roma nel 295 a.C., visse secoli di prosperità finché, dopo una rivolta repressa, divenne municipium romano. Sotto l’Impero, si abbellì di monumenti come il grandioso teatro.

Le sorti di Eugubium precipitarono con il crollo dell’Impero: nel VI secolo, devastata dai Goti, ricostruita da Narsete, contesa tra Bizantini e Longobardi, e infine saccheggiata dagli Ungari nel X secolo, la città sprofondò in una crisi profonda, dalla quale emerse solo intorno all’anno Mille.
Libero Comune, Gubbio si distinse in numerose battaglie per audacia militare, come nella vittoria del 1151 contro undici città coalizzate, guidate da Perugia, e trovando in Sant’Ubaldo, vescovo e patrono cittadino, una figura carismatica la cui eredità vive ancora oggi nella suggestiva Corsa dei Ceri.
Con la riconquista papale operata dal cardinale Albornoz (1354), la città passò sotto il dominio dei Montefeltro e poi dei Della Rovere, trasformandosi in un gioiello rinascimentale
Federico di Montefeltro commissionò il magnifico Palazzo Ducale, mentre fiorivano le arti della ceramica, del legno e del ferro battuto, pilastri di un’economia prospera che declinò solo con il ritorno al controllo pontificio.
Dopo il 1631, sotto il dominio papale, decadde economicamente, aggravato dalle vicende napoleoniche.
Solo con l’Unità d’Italia (1860) riprese vigore, trasformandosi nell’odierna città d’arte e cultura.
Lasciata alle nostre spalle l'epoca romana ci addentriamo nella Gubbio medievale oltrepassando la romanica Porta Ortacci, breccia nelle mura del XIII secolo che un tempo immetteva neglio orti coltivati a frutta e verdura, raggiungendo piazza 40 Martiri e le attrattive storiche che vi si affacciano
Piazza 40 martiri - Chiesa di San francesco e Loggia dei Tiratori

Edificata nel XIII secolo accanto al fondaco degli Spadalonga, che avrebbe accolto San Francesco dopo la fuga dalla casa peterna, la chiesa di San Francesco presenta una stratificazione storica e artistica di eccezionale valore.
Sebbene già funzionante nel 1256, i lavori decorativi proseguirono ancora nel 1291; l'attribuzione del progetto a frà Bevignate da Perugia resta oggetto di dibattito.
La struttura attuale, a tre navate, è frutto della radicale trasformazione settecentesca che ha rielaborato l'originario impianto medievale, di cui resta testimonianza nell'abside gotica e nel campanile, quest'ultimo aggiunto nel XV secolo.
L'interno costituisce un vero museo della pittura umbra: dagli affreschi duecenteschi della cappella maggiore - con il Cristo benedicente e scene francescane di un anonimo maestro - alle Storie della Vergine di Ottaviano Nelli (1410-15) nella cappella sinistra, capolavoro del gotico internazionale. La cappella Sforzolini, con gli affreschi espressionisti del Maestro di Santa Chiara, completa questo straordinario percorso medievale, mentre gli altari laterali documentano l'evoluzione artistica dal Rinascimento al Barocco, con opere di Gherardi, Nucci, Michelini, Allegrini, Bandiera e Ferdinandi.
La facciata, completata solo nel 1958 con l'aggiunta di un rosone proveniente da Foligno, rappresenta l'ultimo tassello di questo complesso architettonico che, attraverso sette secoli di storia, racchiude in sé l'essenza dell'arte sacra umbra, dal Medioevo all'età moderna.

L'imponente edificio porticato di Piazza Quaranta Martiri, adiacente alla chiesa di Santa Maria dei Laici, conosciuto come la Looggia dei Tiratori, nacque come Ospedale di Santa Maria nel 1326
Trasformatosi nel 1505 nello "Spedal Grande" unificando altri ospedali cittadini, rimase attivo fino al 1628.
La facciata conserva un affresco del 1473 (Madonna con Santi Pietro e Paolo) attribuito a un allievo del Nelli.
Dal XV secolo l'Arte della Lana promosse la costruzione di un tiratoio coperto sopra l'ospedale, realizzato solo nel Seicento dopo lunghe dispute.
Questo raro esempio di architettura preindustriale, destinato all'asciugatura e stesura dei tessuti, rappresenta oggi una testimonianza unica del protoindustria tessile italiana.
Dalla piazza, in una ristrutturazione che ci sembra tutto tranne che tesa alla installazione di naturale ombreggiatura (speriamo di sbagliarci), iniziamo la nostrra risalita nel centro storico percorrendo via della Repubblica, attarverso la quale raggiungeremo la piazza principale di Gubbio, la più suggestiva della città umbra.
Piazza Grande

Emblema supremo dell'urbanistica medievale italiana, Piazza Grande si erge maestosa come cuore pulsante della città eugubina, rappresentando una delle più imponenti realizzazioni di piazza pensile mai concepite dal genio architettonico del Trecento.
Nata da un ambizioso disegno politico-architettonico approvato nel 1321 dal consiglio comunale, la piazza rappresentò il fulcro di una radicale riorganizzazione del potere civico, concepita per sostituire l'antico centro municipale con un complesso monumentale comprendente i nuovi palazzi dei Consoli e del Podestà.
Avviati nel 1332 sotto la guida esperta di Angelo da Orvieto, i lavori subirono una estesa battuta d'arresto durante la signoria dei Gabrielli (1350-1384), per poi riprendere in modo discontinuo e concludersi solo nel 1482, dopo oltre un secolo e mezzo di alterne vicende.
Questa mirabile creazione urbanistica, ideata come punto di convergenza ideale dei quattro storici rioni eugubini (S. Andrea, S. Giuliano, S. Martino, S. Pietro), rimase tuttavia incompiuta rispetto al progetto originario: mentre il possente Palazzo dei Consoli raggiunse la sua completa realizzazione, il gemello Palazzo del Podestà non vide mai il compimento, mentre il loggiato edficato sul versante vallivo (1508-1839) non arrivò ai giorni nostri. Solo con l'inserimento dell'elegante Palazzo Ranghiasci in stile neoclassico nell'Ottocento, l'intero complesso trovò la sua definitiva configurazione architettonica.
Oggi questo straordinario palcoscenico urbano, con la sua imponente mole, l'armonia dei volumi e l'eleganza dei loggiati, continua a incarnare perfettamente quell'ideale di spazio civico medievale, trasformandosi periodicamente nel suggestivo teatro delle secolari tradizioni popolari che animano la vita culturale eugubina.
Abbandoniamo Piazza Grande continuando al risalita lungo le medievali vie della cittadina Umbra, per raggiungere una spettacolare terrazza panoramica sulla citta dopo avere attraversato l’imponente foresteria del Palazzo Ducale di Gubbio, nota come "Voltone"
Giardini del Voltone

I suggestivi giardini pensili collocati al di sopra di Piazza Grande, che dominano panorama urbano, risalgono al XVI secolo, quando il Duca di Urbino, Francesco Maria II Della Rovere, ne commissionò la realizzazione.
L’area probabilmente era già adibita a "orti-giardini" nel XV secolo, per volontà del suo illustre predecessore, Federico da Montefeltro, il quale intendeva così abbellire l’intero complesso architettonico.
Le ricerche effettuate hanno confermato l’esistenza di questi spazi verdi rivelando anche la presenza di una raffinata fontana, la cui struttura richiama quella ancora oggi conservata presso il Palazzo Ducale di Urbino.
Una fontana non solo ornamentale, essa fungeva infatti da meridiana, sfruttando il riflesso dell’ombra sull’acqua per scandire il trascorrere del tempo unendo così utilità e bellezza in un’armoniosa sintesi rinascimentale.
Torniamo sui nostri passi percorrendo a ritroso il Voltone, ancora una breve salita e siamo al cospetto dei due delle maggiori attrattive storiche e artistiche della città che si fronteggiano a poca distanza; posizione sicuramente anomala quella del Palazzo Ducale e del Duomo rispetto a ciò che solitaemnte si ammira in altre città medievali e rinascimentali, dove tra le due case del potere si mantiene uno spazio decisamente più ampio.
Certo è che ottenere foto decenti delle due facciate senza un grandangolo spinto è praticamente impossibile, e comunque con notevoli deformazioni prospettiche.
Il Palazzo Ducale
Conosciuto anche come Corte Nuova, fu fatto costruire, in stile rinascimentale, dal duca di Urbino Federico da Montefeltro nel 1470, demolendo precedenti costruzioni medievali; unico esempio rinascimentale in una città medievale, si distingue per la sua raffinatezza architettonica; progettato dall’architetto senese Francesco di Giorgio Martini, il palazzo si compone di due corpi di fabbrica uniti da un elegante cortile centrale.
Dal cortile, caratterizzato dall’armoniosa alternanza di mattoni e pietra serena, si accede agli interni, dove spiccano armadi secenteschi, battenti intarsiati con stemmi dei Montefeltro e angeli musicanti.
Tra le sale più significative vi sono quelle dei duchi e il bagno di Battista Sforza, moglie di Federico, morta nel palazzo.
L’arredo originale è andato purtroppo perduto, incluso il celebre studiolo di Guidobaldo da Montefeltro, venduto nel 1939 al Metropolitan Museum di New York. Nel 2009, una fedele riproduzione, è stata collocata nel palazzo, restituendo parte del suo antico splendore.
Cattedrale dei Santi Mariano e Giacomo

Principale chiesa di Gubbio e cattedrale diocesana, sorge sui resti di un edificio romanico; costruita in stile gotico tra il 1190 e il 1229 su progetto di Giovanni da Gubbio, fu ampliata nel 1336.
Nonostante i rimaneggiamenti del XVI e XVIII secolo, i restauri del 1913-18 le hanno restituito l'originaria purezza gotica, eliminando le aggiunte barocche.
La facciata trecentesca, voluta dal vescovo Pietro Gabrielli, presenta un portale a sesto acuto, una grande finestra con bassorilievi dei simboli evangelici e un imponente campanile.
L'interno, a navata unica con archi ogivali, custodisce un Crocifisso ligneo del '300 e un altare romanico-medievale con le reliquie dei santi titolari mentre le decorazioni delle cappelle laterali risalgono al 1918.
Tra le opere d'arte spiccano numerosi dipinti rinascimentali, una Pietà* di Dono Doni e la Cappella del Sacramento barocca.
La cattedrale conserva inoltre due organi del '500 e un ricco patrimonio artistico nel vicino Museo Diocesano.
Per gli interni del Duomo consigliamo di guardare il video che trovate a fondo pagina
Orti della Cattedrale
Dalla cattedrale è possbile uscire direttamente su quelli che un tempo erano gli orti coltivati della stessa; oggi verde parco e suggestiva vista sulla città di Gubbio e sul panorama circostante, probabilmente la più bella terrazza cittadina.
Dalla Parte alta degli ortri è possbile ritornare davnti all'ingresso del Palazzo Ducale e della Cattedrale, da li scendiamo di nuovo verso il Voltone che attraversiamo completamente per immeterci nella via della cattedrale che ci porterà a valle dichirando la fine della visita a questo straordinario gioiello medievale/rinascimentale; ma la giornata non è finita.
DA Vedere:
Palazzi storici
- Piazza Grande – Cuore medievale della città con vista sui palazzi storici.
- Palazzo dei Consoli (XIV sec.) – Simbolo di Gubbio, sede del museo civico con le *Tavole eugubine*.
- Palazzo Ducale – Con lo studiolo del Duca (originale al Metropolitan Museum di NY).
- Palazzo del Bargello – Fontana dei Matti e tradizione della "patente da matto".
- Palazzo Ranghiasci-Brancaleoni – Architettura neoclassica.
Castelli
- Castello di Petroia – Luogo di nascita di Federico da Montefeltro.
- Castello di Baccaresca – Residenza storica trasformata in relais.
Siti archeologici
- Teatro romano (I sec. a.C.) – Ben conservato, con cavea per 6.000 spettatori.
- Antiquarium – Reperti preromani e romani, inclusi mosaici.
- Mausoleo romano – Tradizionalmente attribuito a Pomponio Grecino.
Chiese e edifici religiosi
- Duomo di Gubbio (XII-XVI sec.) – Facciata semplice con rosone e simboli degli evangelisti.
- Chiesa di San Francesco (XIII sec.) – Legata a San Francesco e alla famiglia Spadalonga.
- Chiesa di San Domenico – Affreschi tardogotici, tra cui opere di Ottaviano Nelli.
- Chiesa di San Giovanni Battista – Gotica, famosa per la fiction *Don Matteo*.
- Basilica di Sant'Ubaldo (sul Monte Ingino) – Custodisce le reliquie del patrono.
- Chiesa di San Francesco della Pace – Legata alla leggenda del lupo ammansito da San Francesco.
- Chiesa di Sant'Agostino – Ciclo affrescato di Ottaviano Nelli (*Giudizio Universale*).
- Chiesa di Santa Maria Nuova – Affreschi e opere rinascimentali.
- Abbazia di San Secondo – Luogo di formazione di Sant'Ubaldo.
Altri luoghi di interesse
- Gola del Bottaccione – Sito geologico di rilevanza mondiale.
Lasciamo Gubbio e le sue meraviglie, in realtà ci sarebbe ancora molto da vedere ma lo faremo in una prosisma visita; adesso invece puntiamo decisi verso la prossima meta, che raggiungiamo dopo corva 40 minuti; l'ultima per quanto riguarda il nord della regione, ma non l'ultima di questa escursione.
Gualdo tadino
Probabilmente di antichissime origini, anche se niente si sa del periodo preromano, fu sotto Roma dapprima prefettura, poi colonia e infine municipio; verrà più volte distrutta durante i secoli, (perr la prima volta nel 217 a.C. dall’esercito di Annibale, e successivamente, tra il 49 e il 48 a.C., da Giulio Cesare, impegnato nella guerra civile contro Pompeo).

Durante le invasioni barbariche, oppose resistenza a Totila, re dei Goti, che proprio in queste terre trovò la sconfitta e la morte per mano del generale bizantino Narsete, alleato dei Longobardi.
Nel 996 la città fu di nuovo distrutta dalle truppe dell’imperatore Ottone III per risorgere verso la metà dell’XI secolo con il nuovo nome di Gualdo, derivante dal termine tedesco *"wald"* (bosco), a testimonianza forse dell’ambiente circostante.
Una terza rinascita si ebbe nel 1237, in seguito a un incendio catastrofico, quando gli abitanti, sostenuti dai frati benedettini e dall’imperatore Federico II, ridiedero vita all’insediamento.
Le epoche successive videro l’alternarsi del dominio di Perugia e dello Stato Pontificio, fino all’annessione al Regno d’Italia.
La città custodisce un patrimonio monumentale e artistico di grande pregio, a partire dalla maestosa Rocca Flea, che domina il colle con la sua imponente struttura militare; tra gli edifici sacri spiccano la cattedrale di San Benedetto, risalente al XIII secolo, con la sua facciata romanico-gotica impreziosita da un magnifico rosone a doppio giro di colonnine; la chiesa di Santa Maria dei Raccomandati, del XIV secolo, che conserva un raffinato trittico di Matteo da Gualdo raffigurante la *Madonna con Bambino e i Santi Sebastiano e Rocco*; e la chiesa di San Francesco, consacrata nel 1315 e più volte rimaneggiata, il cui interno, suddiviso in tre campate ogivali, è adornato da affreschi dei secoli XIV e XV, tra cui spiccano le opere dello stesso Matteo da Gualdo, pittore illustre di questa terra.
Sulla piazza principale si affacciano il palazzo Comunale, con la sua elegante facciata settecentesca, e la torre Civica duecentesca, ultimo vestigio dell’antico palazzo del Podestà, attorno alla quale nel tempo sono sorti altri edifici.
Di grande interesse è anche il Museo regionale dell’Emigrazione, concepito non solo come spazio documentario ma anche come luogo di suggestione emotiva, in grado di evocare le storie di chi lasciò queste terre in cerca di fortuna.
Rocca Flea

La Rocca Flea, simbolo di Gualdo Tadino, è una delle più importanti fortezze medievali umbre, il nome deriverebbe dal fiume Flebeo (poi Fleo).
Dominata da Federico Barbarossa (1177), Papato e Perugia (1208), fu potenziata da Federico II di Svevia (1242) come avamposto tra territori ghibellini e guelfi.
Nel XIV secolo fu costruito il Cassero, con il grifo perugino.
Divenne residenza nobiliare nel XV secolo, una volta venute meno le esigenze militari, ospitando figure come Lucrezia Borgia e Clemente VII.
Nell’Ottocento fu adibita a carcere (fino al 1985); oggi, restaurata, accoglie il Museo Civico e un parco con flora locale.
Da Vedere:
Architetture militari e storiche
- Rocca Flea (XII sec.); Fortezza medievale ben conservata.
- Palazzo del Podestà e Torre Civica (XII sec.)
Architetture religiose
- Duomo di Gualdo Tadino (XIII sec.) con fontana esterna attribuita ad Antonio da Sangallo il Vecchio.
- Chiesa di San Francesco (XIV sec.) ; Affreschi di Matteo da Gualdo.
- Chiesa di Santa Chiara (XIII sec.); Ex chiesa battesimale, oggi auditorium.
- Chiesa e convento dell’Annunziata
- Chiesa di Santa Maria Assunta (XI sec.) ; A Pieve di Compresseto.
Siti archeologici e culturali
- Scavi di Tadinum; Resti dell’antica città romana.
- Teatro Talia
Natura e paesaggi
- Valsorda, San Guido e Rocchetta; Aree montane suggestive con pinete e fioriture.
Breve trasferimento di circa 15 chilometri e siamo al cospetto della porta di ingresso della tappa finale del viaggio; una cittadina che per noi riveste una particolare importanza, dato che è stata una sosta della prima motovacanza fatta con due moto, ma non solo.
I ricordi della prima visita fatta al borgo, drammaticamente provato dal terremoto del 1997, poco dopo il sisma sono ancora vivi nella nostra memoria.
Nocera Umbra

Nocera Umbra ha origini umbre, fondata con il nome *Noukria* ("La Nuova") dai Camerinesi, durante l’epoca romana, conosciuta come Nuceria Camellaria, si sviluppò grazie alla sua posizione strategica lungo la via Flaminia, in un punto da cui si diramava un percorso secondario verso Fanum Fortunae (Fano).
I Romani costruirono anche la via Septempedana, che collegava la zona ad Ancona passando per Dubios, Prolaqueum e Septempeda;
Plinio il Vecchio, nella *Naturalis Historia*, menziona i Nucerini, divisi in Favonienses (stanziati presso l’odierna Pievefanonica) e Camellani (trasferitisi nel Piceno, vicino ad Arcevia).
Dal V secolo, Nocera divenne sede vescovile, estendendo la sua diocesi sui territori delle antiche città di Tadinum, Plestia e Sentinum.
Subì il primo saccheggio nel 410 d.C. ad opera dei Goti di Alarico. Con l’arrivo dei*Longobardi (571 d.C.), acquisì grande importanza come sede di un Gastaldo (autorità simile a un prefetto) nel Ducato di Spoleto, con poteri militari, amministrativi e giudiziari.
Fu anche centro di una Arimannia (comunità di guerrieri longobardi), come testimoniato da una necropoli scoperta nell’Ottocento, mentre con i Franchi, divenne una contea al confine tra il Ducato di Spoleto e i territori bizantini dell’Esarcato di Ravenna.

Nel Medioevo, Nocera era una città fortificata con mura imponenti, una rocca inespugnabile e circa 3.000 abitanti, mentre l’intera diocesi ne contava circa 10.000; saccheggiata e distrutta dall'imperatore Federico II nel 1248 in quanto guelfa, verrà rasa al suolo nel 1279 da un violento terremoto, ricostruita, passò sotto il controllo di conti longobardi; dal XV secolo, entrò a far parte dello Stato Pontificio, mantenendo un governo autonomo fino all’Unità d’Italia (1860).
Nel settembre 1997, un terremoto di magnitudo 6.0 Richter colpì la zona, con epicentro tra Colfiorito e Nocera, rendendo inabitabile il centro storico e causando l’esodo di molti abitanti. I danni al patrimonio artistico e monumentale furono ingenti, prolungando i lavori di restauro fino al 2015/2016, quasi vent’anni dopo il sisma. Solo allora Nocera e le sue frazioni più colpite furono completamente recuperate.
Da Vedere:
- Campanaccio; Torre simbolo della città, unico resto dell'antica rocca medievale (XI secolo), teatro della strage dei Trinci (1421), ricostruita dopo il terremoto del 1997.
- Concattedrale dell'Assunta; conserva un portale del X secolo, mentre l'edificio fu ricostruito nel XV secolo e rimaneggiato nei secoli successivi.
- Chiesa di San Francesco; edificio romanico-gotico (XIV secolo) con affreschi di Matteo da Gualdo.
Sede della Pinacoteca comunale, con opere di Alunno, Maestro di San Francesco e scuola del Cimabue, il museo conserva reperti romani, tra cui un miliario della via Flaminia e frammenti del monumento funebre del vescovo umanista Varino Favorino.
- Chiesa di Santa Chiara (XIII secolo); Custodisce una pala d'altare di Carlo Maratta (Natività della Vergine, 1643-45).
- Chiesa di San Filippo (XIX secolo); Stile neogotico, con facciata decorata da un rosone e simboli degli Evangelisti.
Curiosità: Nocera Umbra era celebre per le sue acque, esportate persino a Costantinopoli nel Seicento.
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