40 ANNI IN SICUREZZA

Diario di una vita in sella

35 Anni in Sicurezza - Prologo

Sono passati 35 anni dalla prima volta che sono salito su due ruote spinte da un motore a scoppio più o meno potente....

35 anni che mi hanno visto percorrere oltre 600.000 km in ogni condizione di impiego raccogliendo sensazioni ed emozioni quasi indescrivibili ma certamente meravigliose.Oltre 600.000 km che hanno anche registrato il seguente numero di incidenti e/o cadute: 0

A fronte di questo imprevisto risultato in un mondo delle due ruote in cui, attualmente, esistono un sacco di ciarlatani che si mettono a parlare di sicurezza solo perché hanno una moto ed un minimo di visibilità mediatica NON andrò a dirvi cosa dovete o non dovete fare per non farvi male, ma semplicemente racconterò la mia storia motociclistica cercando di analizzare i perchè di questo mio "successo" personale.

Un racconto che NON vuole insegnare niente a nessuno, di quelli che vogliono insegnare pieni di cicatrici e vivi per miracolo c'è ne sono già anche troppi.

 

Alla prossima puntata.

 

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40 Anni in Sicurezza - 1) La Scelta della sicurezza

Esistono sostanzialmente due tipi di sicurezza.

 

1) Sicurezza Attiva

Che prevede la messa in atto di tutti gli accorgimenti possibili per far si che l’evento funesto NON accada

 

2) Sicurezza Passiva

 

Che prevede l’adozione di tutte le protezioni/accorgimenti possibili per ridurre le conseguenze in caso di caduta/incidente

 

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40 Anni in Sicurezza - 2) Cadere per Imparare

I Bambini per imparare a camminare devono conoscere le conseguenze del cadere

 

L’esperienza maturata negli anni ha fatto sì che potessi arrivare al mondo delle due ruote a motore con  coscienza e un particolare e fondamentale approccio;  perché per sapere cosa succede quando si cade non c’è miglior lezione di quella di cadere…..

Ma se in precedenza ho sostenuto che non sono mai caduto in tutta la mia carriera, dove sta la fregatura??

La spiegazione è abbastanza semplice, dato un certo tipo di influenza giovanile e visto il periodo (parliamo degli anni ’70 e inzio anni ’80) in cui il fuoristrada, nella fattispecie motocross e enduro, la facevano da padrone non potevo che seguire un percorso ben preciso, iniziato ben prima della possibilità di guidare un mezzo a motore.

 

Un percorso che di fatto inizia quando la prima cosa che cercavo una volta tolte le rotelline alla bici era una cunetta sulla quale saltare, ma molto più realisticamente prende il suo via con il possedere la regina delle biciclette da fuoristrada/cross: una bella Graziella.

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40 Anni in Sicurezza - 3) 50 cc di libertà

Arriva quindi il fatidico momento, finalmente posso coronare uno dei sogni più importanti della vita perché, anche se oggi può sembrare impossibile, per me quattordicenne degli anni ‘80 era un traguardo importante quello del cosiddetto “motorino”.

Era il mezzo che finalmente ti permetteva di aprire le ali e di mirare ad altri orizzonti, ben più lontani di quelli che potevi raggiungere fino a quel momento, sempre sotto l'occhio vigile anche se non presente dei genitori.

Per meglio comprendere occorre anche sottolineare come all’epoca i genitori risultassero, per vari motivi, ben poco disponibili a scarrozzare figli inseguendo le loro volontà, se volevi andare da qualche parte arrangiarsi era la parola d’ordine. Nel caso in cui ti avessero dato il permesso; poco disponibili si, assenti no.

 L’avversione di mia madre per il “pericoloso” mezzo viene superata abbastanza velocemente grazie al supporto di mio padre che molto intelligentemente dichiara:

 

Se deve ammazzarsi è meglio che lo faccia con le sue mani e non perché è salito dietro a qualcuno dei suoi amici.

 

Era infatti utopistico pensare che sarei rimasto a piedi con tutto il mio gruppo ormai ampiamente motorizzato.

Anche questo apparentemente insignificante dettaglio risulterà poi importante nella mia responsabilizzazione;

 

Inizio a metabolizzare il concetto di responsabilità verso me stesso: se mi farò del male sarà per colpa mia… solo colpa mia. 

 

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