
Abbandoniamo temporaneamente la zona di Valensole adornata dai colori della lavanda, dove comunque torneremo per godere dei colori dei campi al tramonto, per esplorare i dintorni ed ammirare i suggestivi borghi che adornano questo angolo di Provenza.
La zona in cui ci muoveremo è quella del parco regionale del Luberon, compresa tra il parco omonimo e all'interno della quale, sorvegliati dall'omonimo massiccio montuoso composto da tre cime (Luberon orientale, il Grand Luberon e il Petit Luberon), sorgono numerosi villaggi ricchi di storia, di cultura adornati dei colori e dei profumi della fioritura della Lavanda.
MAPPA E GPX DELL'ITINERARIO A FINE PAGINA
Viens

Arroccato tra Apt e Céreste, Viens è un borgo provenzale dal fascino autentico, dominato dal suo castello medievale e circondato da dolci colline sovrastate dalle cime del Massiccio del Luberon, integrato nel Parco del Luberon, regala panorami mozzafiato e una storia ricca, oltre ad essere uno dei cosiddetti borghi della lavanda che oggi visiteremo ammirando contemporaneamente i colori della fioritura.
Situato sul confine orientale delle Alpi dell'Alta Provenza, questo borgo si presenta come uno scrigno verde dove la natura regna ancora sovrana, con il 57% del suo territorio ricoperto da foreste incontaminate e ambienti naturali preservati; spazi selvaggi si intrecciano armoniosamente con fertili zone agricole, dove prosperano frutteti e orti e si estendono i campi di lavanda destinati alla distillazione.
Ciò che immediatamente cattura l'occhio del visitatore è quella visione pittorica, quella cartolina vivente offerta dal borgo medievale arroccato sul suo sperone roccioso fondato nel XII secolo attorno a un priorato dipendente dall'abbazia di Villeneuve-lès-Avignon, che ha miracolosamente preservato la sua anima autentica.
Le case in pietra consumate dal tempo, i vicoli tortuosi dove ancora riecheggiano le memorie del passato. Dall'alto di questo nido d'aquila, lo sguardo abbraccia panorami mozzafiato, prospettive che si dispiegano come tele di un maestro.

Questa incantevole tappa, adagiata nel cuore del Luberon e del suo parco naturale regionale, si inserisce in un contesto di siti rinomati, formando così una collana di meraviglie provenzali dove storia, natura e arte di vivere si coniugano con eleganza.
È attraverso un'immersione nel borgo storico, cuore pulsante della memoria collettiva, che si apre con pertinenza la scoperta di questo comune dal ricco patrimonio.
Le antiche mura, testimoni silenziosi dei secoli passati, si adornano ancora di maestose torri tra cui spiccano la torre Saracena, un tempo porta d'accesso fortificata, e un'altra trasformata in un elegante campanile.
Passeggiando tra i vicoli lastricati di ciottoli, queste "calades" tipicamente provenzali, lo sguardo è irresistibilmente attratto dall'imponente castello signorile rinascimentale del XVI secolo, edificato sui resti di una primitiva fortezza medievale del XII secolo. Sebbene rimaneggiato nel corso delle epoche, l'edificio conserva elementi architettonici di pregio, come la torre della Pousterle che si erge con eleganza accanto alla principale porta difensiva della cinta muraria.
L'architettura civile rivela anch'essa i suoi tesori: le nobili dimore rinascimentali come casa Monier d'Arnaud e casa Monier de La Quarré espongono le loro facciate lavorate, mentre il municipio, ospitato nell'antico hôtel de Pontevès (XVI secolo), svela al suo interno una superba scala ottagonale che conduce ai piani superiori, affiancata da una torre dell'XI secolo dal fascino intatto.
L'architettura civile rivela anch'essa i suoi tesori: le nobili dimore rinascimentali come casa Monier d'Arnaud e casa Monier de La Quarré espongono le loro facciate lavorate, mentre il municipio, ospitato nell'antico hôtel de Pontevès (XVI secolo), svela al suo interno una superba scala ottagonale che conduce ai piani superiori, affiancata da una torre dell'XI secolo dal fascino intatto.
La chiesa parrocchiale di Saint-Hilaire, edificata nel XII secolo nel puro stile romanico provenzale e poi rimaneggiata nel XVII secolo, cattura per il suo campanile quadrato del XIII secolo, capolavoro architettonico che ne ha giustificato l'iscrizione all'Inventario dei Monumenti Storici.
Questo percorso storico è punteggiato da toccanti testimonianze della vita d'un tempo: antichi lavatoi che sussurrano il lavoro delle lavandaie, fontane rinfrescanti, forni del pane del XII secolo ancora impregnati dei profumi d'antan, e quel sorprendente frantoio del XVI secolo parzialmente scavato nella roccia - ancora funzionante e visitabile durante le Giornate del Patrimonio.
Tante meraviglie che si offrono al visitatore, mentre punti panoramici privilegiati rivelano la campagna circostante e, più in lontananza, i rilievi di Apt e le valli bagnate di luce.
Simiane-la-rotonde

Tra il maestoso Ventoux e le dolci colline del Luberon e i pendii della Montagne de Lure si trova questo villaggio immerso nel cuore pulsante di una terra che produce il 90% della lavanda mondiale.
Qui, la storia si intreccia con la natura: le tracce del Medioevo sopravvivono nelle architetture nobili, nelle porte finemente scolpite, nelle finestre che sembrano cornici di un dipinto dimenticato.
La Rotonda, ultimo misterioso testimone del castello dei Simiane-Agoult, domina dall’alto con la sua forma circolare, sfida i secoli e oggi, sapientemente restaurata, diventa palcoscenico per concerti di musica antica durante il festival estivo.
Passeggiando per i vicoli lastricati, tra giardini pensili e terrazze fiorite, lo sguardo si perde nell’infinito blu dei campi, che al tramonto si accendono di riflessi violacei.
Simiane-la-Rotonde non è solo un borgo: è un’esperienza, un incanto che si ripete ogni estate, quando la lavanda in fiore ne fa il più romantico dei paesaggi provenzali.
Sault

Adagiato su uno sperone roccioso dominao l'ampia pianura coltivata, offrendo allo sguardo un mosaico cromatico unico: distese violacee di lavanda e lavandino si alternano ai campi dorati di piccolo farro, questo quadro bucolico, particolarmente vivido tra luglio e agosto, diventa poesia visiva quando le tonalità si accendono sotto il sole estivo.
Storicamente erge dalle nebbie del tempo con l'antico nome di *Saltus*, terra selvaggia e boscosa che divenne feudo degli Agoult, potente casata il cui blasone ancora testimonia lo splendore passato; tra XII e XIII secolo, mentre l'abbazia di Villeneuve-lès-Avignon estendeva la sua influenza ecclesiastica, Sault si ergeva a silenziosa sentinella nei delicati equilibri tra le signorie rivali di Provenza.

L'alba del Cinquecento segnò il trionfo civile con l'istituzione del mercato settimanale e delle fiere annuali, mentre nel 1561 la seigneuria veniva elevata a contea in favore di François d'Agoult, governatore del Lyonnai: la figura di Chrétienne d'Aguerre, vedova del secondo conte, incarna il potere femminile del tardo Rinascimento, il cui ricordo permane tra le volte della cripta di Notre-Dame de la Tour.
Gli sconvolgimenti scatenati dalla Rivoluzione Francese trasformarono Sault in protagonista del nuovo ordine politico, mentre il tragico epilogo della famiglia Agoult, il cui ultimo discendente venne ghigliottinato nel 1794, segna la fine di un'era.
Il XIX secolo vide fiorire l'arte vetraria e le prime coltivazioni di lavanda, anticipando la vocazione agricola moderna.
Nelle tenebre dell'occupazione nazista, l'altopiano divenne teatro di epici sabotaggi e coraggiosi paracadutaggi, con il Maquis Ventoux che scrisse pagine di eroismo, la Croix de Guerre del 1948 e il commovente memoriale perpetuano il ricordo di quei giorni decisivi.

Un percorso segnalato, "Un'ora sulle tracce del lupo", guida il visitatore attraverso secoli di storia: dalle tre torri superstiti dell'antico castello medievale ai suggestivi resti delle mura fortificate percorrendo vie dal nome evocativo come "Esquiches mouches" o "Rompe-Cul" alla maestosa chiesa di Notre Dame de la Tour (XII secolo), gioiello classificato monumento storico.
Particolare attenzione meritano i sei lavatoi saltesiani, tra cui i recentemente restaurati Saint Marc e Porte Royale, inseriti in un appassionante itinerario storico-idrico.
Le boutique del centro storico partecipano a un originale percorso sonoro che racconta l'economia e la vita quotidiana del villaggio.
L'onnipresente lavanda, regina incontrastata del territorio, ottiene degna celebrazione con la magica "Fête de la Lavande" del 15 di agosto, una apoteosi di colori e profumi; Sault si rivela così come un perfetto connubio tra passato e presente, dove ogni pietra racconta una storia e ogni fiore di lavanda canta l'anima autentica della Provenza.
Manosque

La successiva tappa della nostra esplorazione dei tanti borghi che animano la Provenza dedita alla coltivazione della Lavanda è Manosque la città più popolosa dell'Alta Provenza, un gioiello architettonico avvolto nel tipico fascino provenzale con il centro storico, un tempo cinto da imponenti bastioni, che conserva intatta l'essenza medievale, con stradine acciottolate e case dai colori caldi che si stagliano contro il cielo azzurro.
La città, dalla singolare forma a pera, offre un tessuto urbano armonioso, dove edifici storici si alternano a botteghe artigiane e ristoranti che celebrano i sapori autentici della Provenza, circondata da un paesaggio incontaminato colorato dalla fioritura, Manosque vive ancora del ritmo lento delle vigne e degli oliveti, i cui prodotti vengono orgogliosamente esposti nei giorni di mercato
Delle antiche fortificazioni rimangono le maestose porte di Soubeyran e Saunerie, la prima, imponente con il suo campanile ottocentesco, domina l'accesso nord, mentre la seconda, con le sue torri merlate, racconta secoli di storia e di commercio del sale.
Le due chiese più importanti raccontano la storia spirituale del luogo, Saint-Sauveur, un capolavoro romanico-gotico, svetta con il suo campanile in ferro battuto, tra i più antichi della regione, e custodisce un organo Meyssonnier di rara bellezza, mentre Notre-Dame-de-Romigier, con il suo altare in marmo di Carrara e la venerata Vergine nera, è un luogo di devozione e arte
I mercati settimanali, come quello del sabato nei sette luoghi del centro, sono una festa di colori e profumi, dove si possono acquistare prodotti locali, dallo zafferano al miele di lavanda, a pochi chilometri dal centro, la fabbrica L'Occitane en Provence apre le sue porte per far scoprire l'arte della cosmesi naturale, in un viaggio sensoriale tra essenze e profumi.
Saignon
Saignon si staglia all'orizzonte come una visione fiabesca, il suo profilo maestoso, spesso scambiato per un castello, rivela in realtà l'imponente Rocher de Bellevue una fortezza naturale che domina la valle di Apt, testimone silenzioso di secoli di storia.
Il borgo, autentico gioiello di architettura provenzale, si svela al visitatore attraverso un dedalo di viuzze che salgono con grazia verso l'alto, portali antichi scolpiti con maestria, piazze fiorite animate da fontane monumentali (tra le quali spicca quella allegorica dedicata all'abbondanza agricola) creano un'atmosfera senza tempo.
L'occupazione umana di queste terre affonda le radici nella notte dei tempi, con tracce risalenti al Paleolitico medio (200.000-35.000 a.C.), quando gli antichi abitanti trovavano rifugio nei numerosi anfratti naturali che costellano il territorio, con l'avvento del Neolitico, una decina di insediamenti all'aperto testimoniano lo sviluppo delle prime comunità stanziali.
Importanti reperti epigrafici in caratteri celto-greci, rinvenuti in diverse località - tra cui una significativa iscrizione murata nella chiesa di Sainte-Marie, attestano la presenza dei Celtoliguri, la scoperta di necropoli (recentemente individuate presso il municipio) e di diversi altari votivi suggerisce inoltre l'esistenza di un importante culto pagano precristiano.

I maestosi resti delle mura nord, sebbene di difficile perimetrazione esatta, testimoniano l'importanza strategica del borgo medievale; come del resto confermano le Le rovine dei tre castelli (Rocher, Méjean e Crugières).
L'Abbazia di Sant'Eusebio, altra medievale testimonianza, le cui prime testimonianze risalgono al 1004 fu fondata da San Martian; venduta come bene nazionale durante la Rivoluzione Francese, l'abbazia è oggi proprietà privata, conservando intatto il suo fascino medievale.
Un affascinante percorso storico che rivela come Saignon sia stata, attraverso i millenni, un crocevia di civiltà, un baluardo militare e un centro spirituale, la cui memoria è custodita nelle pietre antiche e nei documenti d'archivio che continuano a svelare nuovi capitoli della sua gloriosa storia.
Rocher de Bellevue
L'ascesa al Rocher, resa agevole da una scalinata ben curata, conduce a un panorama mozzafiato: dalla tavola d'orientazione lo sguardo spazia dal maestoso Ventoux alle Alpi, fino ad Avignone nelle giornate più limpide.
Questa maestosa altura di circa trenta metri già in epoca protostorica assunse un ruolo strategico come osservatorio naturale e probabile stazione per segnalazioni luminose, è proprio da questa funzione di "segno" (Signum) che sembra derivare l'evoluzione toponimica da Sagnio all'attuale Saignon.
"A vostro rischio e pericolo"

Questo avvertimento è abbastanza comune in Francia, lo abbiamo trovato spesso visitando castelli diroccati e contesti naturali non proprio sicuri, ma questa reposnasbilizzazione del visitatore non è tipica solo della nazione transalpina ma anche di altri paesi come Spagna e Portogallo (ad Obidos, borgo fortificato, si camina lungo la cinta muraria su di un stretto camminamento senza protezioni, con salti anche di 10 metri) .
Responsabilizzazione che invece non trova posto nella nostra penisola dove troppo spesso contesti che non siano dichiaratamente "a prova di imbecille" non vengono aperti al pubblico, a causa anche della nostra propensione alla causa legale e alla incapacità cronica di prendersi delle responsabilità.
Bonnieux
Siamo sul versante settentrionale del massiccio del Luberon, tra il Grand e il Petit Luberon, e il villaggio di Bonnieux, sentinella di pietra che domina la valle rappresenta l’ultima tappa di questo nostro viaggio alla scoperta dei Borghi della lavanda; di fronte, Lacoste distende i suoi tetti ocra sotto la luce provenzale, mentre Bonnieux controlla l'ingresso nord della valle omonima
Già 57.000 anni fa, l'abri du Pont de la Combette testimonia un'occupazione paleolitica, rivelando una presenza umana nella zona, ancestrale.
Nel 3 a.C., viene eretto il Pont Julien, capolavoro della via Domizia, simbolo dell'ingegneria romana rimasto in funzione fino al 2008; nel VI secolo, un monastero sorge sulle rovine del tempio pagano dedicato a Mitra, segnando la cristianizzazione del luogo, a partire dal 972, fortezza e mura cingono il villaggio.
Citato nel 1103 come Castrum Bonil, Bonnieux dipende dalla contea di Forcalquier prima di passare, dopo tumultuose trattative nel 1220, sotto l'autorità dei conti di Provenza; il XIV secolo vede il villaggio diventare, durante la cosiddetta “Cattività Avignonese” (trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone dal 1309 al 1377) territorio papale, status che mantiene fino al 1791, facendone una anomalia storica all'interno della Provenza.
Nel 1747, il feudo viticolo di La Canorgue viene elevato a contea da papa Benedetto XIV, in onore di Joseph de Méry, consigliere alla Corte delle Aide di Provenza; le scosse della storia si manifestano anche a livello geologico: il 14 novembre 1887, un terremoto scuote il Luberon, seguito da un altro nel 1909, ricordando la fragilità di questa terra, eppure così duratura nella memoria degli uomini
Così, Bonnieux, attraverso le sue pietre e i suoi paesaggi, racconta un'epopea in cui si intrecciano natura, potere e spiritualità, offrendo ai visitatori ben più di un semplice panorama: un tuffo nell'anima della Provenza.
Il nostro viaggio nell' viaggio nell’anima (viola) della Provenza è infine giunto al termine, ai vicoli lastricati di Viens alle distese violacee di Sault, dalle torri medievali di Bonnieux alle terrazze fiorite di Saignon, fino all’eleganza rustica di Manosque, questo itinerario tra i borghi del Luberon è stata un’immersione totale nella Provenza più autentica.
Qui, dove il tempo sembra essersi fermato, i castelli narrano storie di cavalieri e le calades acciottolate riecheggiano di passi antichi, mentre l’aria si adorna del profumo inebriante della lavanda in fiore; ogni villaggio, arroccato come un nido d’aquila, regala panorami mozzafiato e scorci da cartolina, dove la natura si fonde con secoli di storia e tradizioni.
Che si tratti di perdersi tra i mercati profumati, esplorare abbazie nascoste o semplicemente lasciarsi cullare dalla luce dorata del tramonto, questi borghi sono un invito a vivere la Provenza con tutti i sensi, un viaggio che non è solo una scoperta di luoghi, ma un’emozione che resta nel cuore, come il ricordo persistente della lavanda tra le pietre calde del Luberon.
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