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Saepinum

Raggiungiamo l'area degli scavi archeologici  poche, come purtroppo prevedibile, le presenze all'ingresso del parco nonostante l'importanza del sito e la bella giornata, sperare in una scarsa affluenza dovuta al periodo crediamo possa rivelarsi solo una mera illusione, non troviamo tracce infatti di quelli che dovrebbero essere degli importanti indicatori dell'afflusso turistico

Pensare di trovarsi di fronte ad un area di scarsa importanza o comunque dotata di limitati reperti archeologici è più che logico dati i presupposti ma questa nostra indotta prevenzione è di brevissima durata, per fortuna, basta superare la porta di ingresso (una delle quattro di cui era dotata la città) per rendersi immediatamente conto della rilevanza del contesto e della sua importanza antica ma anche e sopratutto attuale.

La città edificata dai Sanniti intorno al IV sec. a.C. era un importante centro situato all'incrocio di due direttrici primarie per i traffici economici: il Tratturo utilizzato dalle greggi per la transumanza tra l'Abruzzo il Molise e la Campania (uno dei più importanti) e una via invece più diretta che collegava le coste del Molise alla Campania.

La conquista Romana del territorio e la successiva urbanizzazione del luogo avverranno ad iniziare dal  III sec a.C. con la terza guerra Sannitica, divenuta progressivamente un importante centro per il commercio (la via di transumanza passava per l'asse viario principale della città, il passaggio inoltre era soggetto a pedaggio) trovò il suo massimo splendore in età Augustea quando al massimo della sua urbanizzazione fù dotata anche di mura costellate da 29 torri e percorse da un camminamento di guardia.


La città resta attiva e vitale almeno fino al 350 d.C., da quel momento in poi per mutate condizioni politico/economiche nonché militari inizia un lento ma inarrestabile declino culminato con il definitivo abbandono da parte delle popolazioni (ormai esclusivamente rurali) a fronte delle invasioni saracene intorno al IX sec., rifugiatisi sulle alture meglio difendibili fonderanno Castellum Sepini che costituisce il nucleo originario della attuale Sepino.

Porta Boiano

Con l'inizio del dominio Normanno il territorio, prima abbandonato, riprende vita recuperato quasi totalmente alla agricoltura, la transumanza che recupera la via del vecchio Tratturo attraversa indifferente le rovine dell'antico splendore Romano.

Risalgono al 1700 le abitazioni costruite all'interno dell'area archeologica utilizzando materiale ritrovato direttamente sul posto e che conferiscono al contesto un aspetto assolutamente unico e suggestivo.

I brevi cenni di storia che  possono contribuire a farsi una idea del contesto che oggi ci troviamo a esplorare stupiti, poco possono fare per renderne la suggestione, passeggiare sui lastricati antichi che pavimentano le due direttrici cittadine osservando rapiti quanto non avremmo pensato di poter ritrovare è una emozione indicibile, allo stupore reso dalla sorpresa si aggiunge il piacevole tepore di una giornata che annuncia spavalda l'arrivo della primavera.

Ed è meraviglia.

Il Teatro

Ma è ancora più meraviglia quando ci rendiamo conto della unicità di questa area archeologica, la coesistenza delle costruzioni romane con quelle realizzate molti secoli più tardi si rivela incredibilmente armonica, come se il tutto fosse parte di un unico millenario progetto architettonico.

L'incanto trova il suo apice nella zona del Teatro dove al meglio si esprime la perfetta ma casuale fusione con i due stili architettonici entrambi intelligentemente restaurati, un quadro visivo quello osservabile che restituisce una unicità che si scontra incomprensibilmente con la scarsa considerazione turistica dedicata a questo luogo.

Egoisticamente fa piacere interagire con esso in completa solitudine ma sappiamo benissimo che la sua sopravvivenza della sua conservazione sono legati indissolubilmente al suo apprezzamento turistico e alla ricchezza che tale apprezzamento porta seco.

Inutile illudersi di una conservazione di tale stato dedicata all'apprezzamento di pochi, già oggi sappiamo che le difficoltà legate al mantenimento economico di questa area archeologica sono enormi, area che resta inoltre ancora parzialmente da esplorare, potenzialmente esistono altri tesori da riportare alla luce da un oblio durato millenni.

Ma come spesso succede in questo paese che denuncia mancanza di fondi anche per contesti ben più famosi, i soldi non ci sono, e dato il progressivo disinteresse culturale che pervade l'italica penisola è utopistico pensare che ci saranno mai.

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